In pensione a 58 anni, solo alcuni potranno. Tutti gli altri devono attendere

Ecco chi, nel 2022, potrà accedere alla pensione anticipata con Opzione Donna: età e requisiti contributivi

 

Il ritorno ad Opzione Donna, la misura di pensionamento che riconosce l’uscita anticipata alle lavoratrici a partire dall’età di 58 anni, ma in presenza di determinati requisiti, sembra ormai definitivo. Opzione Donna si basa su un sistema di calcolo della pensione tutto contributivo, anche per gli anni lavorati nel sistema retributivo. Un’opzione che potrebbe essere estesa a tutti, per permettere le uscite flessibili dal lavoro a tutti con un calcolo contributivo che permetterebbe di mantenere in ordine i conti dell’Inps. Opzione donna ha permesso il pensionamento con 58 o 59 anni di età e 35 di contributi, con un taglio del 33% dell’assegno. Inizialmente, l’intenzione del Governo Draghi era quella di inserire in manovra una possibile modifica dell’uscita pensionistica con Opzione Donna e, nella prima bozza del testo, si parlava di un riconoscimento della pensione anticipata tramite la misura solo al raggiungimento della soglia dei 60 anni per le dipendenti e di 61 per le autonome.

Cosa cambia 

Successivamente, si è deciso per eliminare l’innalzamento della soglia anagrafica per la pensione anticipata delle lavoratrici. Non ci sarà più 60 anni per le lavoratrici dipendenti e 61 anni per le lavoratrici autonome. Il limite resta a 58 anni per le donne dipendenti, 59 per le autonome. Nel 2022 potranno accedere alla pensione anticipata con Opzione Donna le lavoratrici che abbiano maturato, entro la fine dell’anno in cui presenteranno la richiesta, un’anzianità contributiva pari o superiore a 35 anni ed un’età anagrafica pari o superiore a 58 anni (per le lavoratrici dipendenti) e a 59 anni (per le lavoratrici autonome). Ai fini del conseguimento della pensione è richiesta la cessazione del rapporto di lavoro dipendente mentre non è richiesta la cessazione dell’attività svolta in qualità di lavoratrice autonoma.

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Un’altra novità riguarda la dotazione del fondo destinato a favorire l’uscita anticipata dei lavoratori dipendenti di piccole e medie imprese in crisi, che abbiano raggiunto un’età anagrafica di almeno 62 anni. Nella nuova manovra l’investimento del ministero dello Sviluppo economico è sceso da 200 a 150 milioni di euro per l’anno 2022. Confermati, invece, i fondi di 200 milioni di euro per gli anni 2023 e 2024.

 

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