Contributi da versare, così la riforma delle pensioni potrebbe cambiarti la vita

Esaurito il periodo di Quota 100, Quota 102 ha preso il suo posto a partire dal 1 gennaio 2022, ma tutto è ancora da decidere.

I primi 15 giorni di febbraio sono giorni decisivi e determinanti per capire il percorso previdenziale che il Paese imboccherà il prossimo anno. Il tavolo tra sindacati e governo è ancora aperto e i nodi sul tavolo sono diversi: pensioni nel 2023, bollette, aiuti Covid, riforme. Mario Draghi, sciolto il nodo di Sergio Mattarella, resta al suo posto e il progetto pensionistico è così salvo, anche se la direzione è ancora tutta da prendere. Molto deciderà il dialogo con i Sindacati di Cgil, Cisl e Uil. Sul tema pensioni, il 2022 sarà per certo un anno di grandi cambiamenti per l’Italia dal momento che la Legge di Bilancio 2022 e la riforma del sistema previdenziale sono due dei nodi principali del Governo Draghi.

Una volta esaurito il periodo di Quota 100, Quota 102 ha preso il suo posto a partire dal 1 gennaio 2022, ma tutto è ancora da decidere. Da un lato, i sindacati insistono per un addio al sistema contributivo, che però non è sostenibile dal punto di vista fiscale. Anche la tanto agognata Quota 41, sostenuta dai sindacati, si è esaurita. La proposta di pensionamento anticipato per tutti con 41 anni di contributi a prescindere dall’età anagrafica è stata completamente cestinata a causa dell’eccessivo costo per lo Stato di mantenerla per lungo tempo. Già nel 2023 si passerebbe a Quota 104, con l’innalzamento dell’età anagrafica a 66 anni.

Per quanto riguarda la modifica della riforma previdenziale, l’esecutivo avrebbe l’intenzione di rimodulare la Fornero con un calcolo integrale contributivo dell’assegno. Lega e sindacati, invece, spingono per tenere come soglia minima per il pensionamento i 62 e i 63 anni mentre con la Fornero l’asticella si sposterebbe fino ai 67 anni. Un’altra proposta è stata avanzata Michele Reitano, membro della Commissione tecnica del Ministero del Lavoro, e propone un taglio del 3 per cento per ogni anno di anticipo di pensione. “Si partirebbe da un’età minima non precisata e sfruttare l’uscita anticipata subendo una riduzione della quota retributiva della pensione (ad esempio, intorno al 3% per ogni anno di anticipo rispetto all’età legale) che compensi, in modo attualmente equo, il vantaggio della sua percezione per un numero maggiore di anni”, dice, come riporta Il Giornale. Tutto, però, resta ancora da decidere.

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