Superbonus soldi finiti, ma gli italiani ci credono ancora. E chiedono soldi

Sono finiti i soldi stanziati dal Governo per il Superbonus 110%. Intanto, però, gli italiani proseguono con le richieste. Ecco cosa sta succedendo. 

Una situazione molto complessa quella del Superbonus 110%. Il Governo, per sbloccare la situazione, ha dato la possibilità alle banche e agli istituti finanziari di cedere crediti a  ai clienti dotati di partita, senza altre possibilità di cessione.

Non si ferma la corsa per ricevere l’incentivo per il Superbonus 110%. Secondo gli ultimi dati, da parte dell’Enea, al 30 giugno sono 35,2 miliardi di euro di investimenti ammessi alla detrazione. Una cifra enorme rispetto ai 30,6 miliardi di maggio. Una differenza, dunque, di 4,6 miliardi per il mese di giugno che ha visto un aumento della richiesta.  Le detrazioni a carico dello Stato, previste a fine lavoro, sono arrivate a 38,7 miliardi, un aumento di quasi il 15% rispetto ai 33,7 miliardi del mese precedente.

Per quanto riguarda i lavori conclusi, invece, si è arrivati a quota 25 miliardi. L’investimento medio per i condomini è stato di  572mila e 396 euro. Per gli edifici unifamiliari, invece, la cifra si ferma a poco meno di 112mila euro. Già a maggio i fondi 2022 del Superbonus erano terminati. Il presidente del Consiglio Mario Draghi ha già comunicato che non ci saranno rifinanziamenti ed ha più volte sottolineato di non vedere di buon occhio questa agevolazione, almeno secondo come è stata costruita.

Dal punto di vista politica, dunque, è in corso una vera e propria battaglia per quanto riguarda il Superbonus 110%. Nel decreto aiuti è stato inserito un emendamento che prevede l’allargamento delle cessioni dei crediti. Ora però c’è un altro tema da affrontare che è la responsabilità del cessionario. Ovvero chi vede ceduto il credito è tenuto ad un controllo anti truffe.

ANSA

Le forze politiche di maggioranza Partito Democratico, Lega, Forza Italia ma anche quella di opposizione come Fratelli d’Italia hanno proposto nuove norme per ridurre il peso della verifica che ricade su chi accetta la cessione, quindi banche e assicurazioni. Tutte le proposte sono state bocciate. Adesso c’è questo tema che il Governo dovrà risolvere al più presto.

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