1750 euro: a chi regaliamo un mese di stipendio ogni anno

Le perdite dovute all’inflazione sono sotto gli occhi di tutti. Le stime statistiche del rapporto tra redditi e consumi in Italia mostrano che l’aumento dei prezzi si è mangiato una media di 1.750 euro per tutti.

La situazione con l’inflazione è sempre più grave. L’aumento dei prezzi dell’energia, che si è poi portato dietro anche gli aumenti di tutti gli altri settori, si stanno mangiando piano piano gli stipendi degli italiani. Negli ultimi 3 anni la media nazionale delle perdite dovute all’inflazione è di 1.750 euro, che per alcuni significa perdere un intero stipendio mensile.

Il Centro Studi Tagliacarne ha realizzato lo studio che ci mette in prospettiva gli aumenti degli ultimi anni. Questo studio va ad analizzare dove l’inflazione ha colpito di più, andando a raccogliere dati sia al livello nazionale, che regionale. In questo modo si può capire chi, in maniera assoluta o relativa, ha sofferto e sta soffrendo maggiormente per l’aumento dei prezzi. Se la perdita pro capite negli ultimi tre anni è di 1.750 euro (9,1%), da differenza tra regioni lascia a bocca aperta.

La regione che, in senso assoluto, ha subito le perdite più gravi negli ultimi tre anni di inflazione è il Trentino Alto Adige, con una perdita del potere d’acquisto di 2.962 euro in tre anni (12,3%). Questo si associa alla perdita complessiva delle regioni del nord-est, le più colpite dall’inflazione, con una perdita di 2.104 euro. Andando più nello specifico e mettendo la situazione in prospettiva, però, possiamo notare che il Sud Italia ha subito, relativamente parlando, più danni rispetto al Nord. A confermarlo è Gaetano Fausto Esposito, direttore generale del Centro Studi Tagliacarne. Nel suo intervento, il direttore Esposito ha dichiarato che rapportando la riduzione del potere d’acquisto al complesso dei beni e servizi prodotti vediamo che la perdita per il Mezzogiorno è superiore di circa un terzo rispetto a quella del centro-Nord.

I picchi più alti di questa perdita relativa si hanno in Sicilia, Puglia e Calabria. Inoltre, la maggiore componente di consumi alimentari nel Sud-Italia espone tutto il territorio a maggiori perdite in futuro. Ragionando in termini assoluti, tuttavia, le perdite pro capite più lievi sono proprio distribuite nel sud. I picchi più bassi delle perdite in Italia sono locate in Calabria (-1.334), Campania (-1.303), Basilicata (-1.295) e Molise (-1.287). Al contrario, i picchi di perdita più alti sono nelle regioni Trentino Alto Adige (-2.962), Emilia Romagna (-2.136), Friuli Venezia Giulia (-2.049) e Lombardia (-2.021).

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