Conto corrente cointestato, come può intervenire il Fisco

In alcuni casi limite, in Fisco può intervenire su un conto cointestato. Ecco quando e in quali circostanze accade. 

Un conto corrente cointestato è un metodo piuttosto diffuso all’interno dei nuclei familiari. Sono piuttosto comuni, ad esempio, i conti cointestati tra moglie e marito anche se, in verità, un corrente cointestato per essere stipulato non richiede nessun legame di parentela tra le parti coinvolte. Chiunque potrebbe decidere di aprire un conto corrente cointestato con amici o collaboratori. Si tratta di un contratto tra più persone e un istituto di credito che permette agli intestatati di agire sul conto in maniera autonoma oppure concordata, a seconda del tipo di contratto deciso. Tutti i cointestatari sono considerati creditori e debitori in solido dei saldi del conto corrente. Il conto corrente cointestato è quindi ottimo per permettere a più persone di operare su uno stesso conto, ma occorre prestare attenzione al gran numero di variabili in gioco, quali divorzio o pignoramento.

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Con la sentenza numero 25684 del 22 settembre 2021, la Corte di Cassazione ha deciso che non si può prelevare il denaro se non c’è la volontà di uno dei due: anche se il conto è in comune, una parte non può prelevare senza il consenso dell’altra. Un caso riportato su Il Giornale fa l’esempio di un uomo che si è visto respinto il ricorso dopo un accertamento sulla somma versata in banca dalla donna. Essendo stato ritenuto un illecito, l’uomo dovrà pagarci una tassa. Nel caso specifico, si trattava di somme di denaro di cui l’uomo si era appropriato senza il consenso della moglie e in modo illecito. Si tratta di situazioni rare, mentre in altre non scatterà nessun avviso.

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In caso di pignoramento 

In caso uno dei cointestatari dovesse avere a carico una procedura esecutiva di pignoramento, ad esempio, il conto corrente cointestato con un’altra persone verrebbe bloccato per una somma pari al 50% delle somme presenti all’interno del conto corrente al momento del pignoramento. Tutte le entrate successive nel conto verrebbero quindi bloccate e pignorate per un limite massimo del 50%. Il debitore può quindi prelevare somme dal conto cointestato per pagare il proprio debito solo se l’altro cointestatario non si oppone. In caso di un conto cointestato tra marito e moglie e conseguente divorzio, le somme sul conto corrente verrebbero divise per il 50% all’uno e all’altro coniuge. Fatta salva l’eventualità che uno dei due dimostri che le risorse economiche depositate sul conto corrente siano frutto esclusivamente della giacenza del diretto interessato. In questo caso è possibile, ma non certo, che le somme vengano divise in maniera diversa o non divise affatto.

 

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