Riforma del Catasto e aumenti dell’IMU: per Roma e Milano sarà un disastro. Ma alle altre non andrà molto meglio

Un’analisi del Centro Studi della Cisl ha provato ad immaginare gli scenari possibili nelle grandi città con la riforma del catasto. 

La riforma del catasto continua ad accendere gli animi del panorama politico italiano mentre diversi studi insistono nel dimostrare le conseguenza che la manovra avrebbe sull’aumento della pressione fiscale e sulla modifica dei valori di mercato degli immobili. Secondo uno studio del Centro Studi della Cisl, a soffrire le maggiori conseguenza saranno le grandi città o i luoghi storici. L’analisi, che prende in considerazione sei città, è stata riportata da “Il Corriere della Sera”. Il primo caso analizzato è Roma. Qui, prendendo in considerazione un immobile in centro città a Roma dal valore di 950 mila euro e con un imponibile Imu attualmente pari a 625 mila euro, le aliquote attuali generano un costo di 7.125 euro di Imu in caso di seconda casa. Con la riforma del catasto si passerebbe a 10.843 euro, con un aumento del 52%. In periferia, l’incremento percentuale dell’imponibile Imu dimiuisce al 17,6%.

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Situazione critica anche a Milano, dove si prevedono aumenti fino al 151%. Nel centro di Milano, dove l’immobile considerato vale 923.550 euro, la differenza con l’imponibile Imu è pari al 151,2% con un passaggio da 4.192 euro a 10.528. In periferia, invece, l’aumento calcolato supera l’87%. A proposito di quartieri, quelli che subiranno le peggiori conseguenze saranno Piola/Città Studi e Brera, rispettivamente +267% e +193% per gli immobili presi in considerazione. A Napoli, secondo l’analisi del Centro Studi della Cisl, a Napoli si rischiano aumenti del 119% per immobili in centro e del 59,8% in periferia. Aumento del 55% anche a Bologna, solo per gli immobili in centro città mentre a Bari si prevedono aumenti del 33%. Meglio a Genova, dove si prevede un aumento del 27,7% in centro città e del 12,2% in periferia.

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La riforma

L’obiettivo è aumentare l’efficienza, una revisione della struttura delle imposte e soprattutto la riduzione del carico fiscale sui fattori di produzione. La razionalizzazione e la semplificazione del sistema tributario è la strada da percorrere, come la salvaguardia della progressività delle tasse, così da ridurre l’evasione fiscale. Per attuare questo programma il governo vuole ridurre gradualmente le aliquote medie effettive derivante dall’applicazione dell’imposta anche al fine di incentivare l’offerta di lavoro e la partecipazione al mondo del lavoro, riducendo variazioni eccessive delle aliquote marginali effettive derivanti dall’applicazione dell’Irpef e il riordino delle deduzioni dalla base imponibile e delle detrazioni dall’imposta lorda sul reddito delle persone fisiche.

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