Partita IVA senza l’obbligo di green pass e tamponi a 5 euro. Cosa potrebbe accadere

Il Movimento 5 Stelle ha proposto di estendere l’esenzione del Green Pass per alcune tipologie di lavoratori. Ecco quali.

L’obbligo del Green Pass negli ambienti di lavoro continua ad accendere animi e proteste. I No Vax, insieme ai No Pass, continuano a protestare per opporsi alle nuove disposizioni lavorative, entrate in vigore a partire dal 15 ottobre. Ci sono alcune categorie di persone a cui il certificato non è richiesto. Si tratta di bambini sotto i 12 anni, esclusi per età dalla campagna vaccinale; soggetti esenti per motivi di salute dalla vaccinazione sulla base di idonea certificazione medica; cittadini che hanno ricevuto il vaccino ReiThera nell’ambito della sperimentazione Covitar; persone in possesso di un certificato di vaccinazione anti SARS-Cov-2 rilasciato dalle competenti autorità sanitarie della Repubblica di San Marino.

Leggi anche: Esenzione dalla tasse per i pensionati e per chi guadagna poco. Cosa c’è dietro la svolta della Flat Tax

In questi giorni, il Movimento 5 Stelle ha presentato un emendamento alla Commissione Affari Costituzionali al Senato per estendere l’esenzione del Green Pass per tutti i lavoratori in smart working e per chi lavora all’aperto. Se cosi fosse, sarebbero esenti anche le Partite Iva che non lavorano a contatto con altre persone. Un’altra proposta del Movimento è quella di abbassare a 5 euro il costo dei tamponi per i lavoratori che non si sono vaccinati.

Leggi anche: Quanti soldi puoi trasferire da una Postepay ad un’altra e come farlo

 

I rischi 

I lavoratori che non sono muniti di certificazione verde non possono entrare o restare in azienda e la loro assenza sarà ritenuta ingiustificata. Il posto di lavoro sarà mantenuto al massimo fino al 31 dicembre 2021, nel caso di mancanza del Green Pass, per poi valutare il da farsi. Il lavoratore assente ingiustificato avrà quindi sospeso sia lo stipendio sia i tributi assistenziali e previdenziali che sono collegati alla retribuzione. Sospesa anche la maturazione del TFR. La sospensione impatta anche sul calcolo degli Assegni al nucleo familiare, delle detrazioni e del trattamento integrativo. Il periodo di assenza ingiustificata non rientra nei calcoli per la maturazione delle ferie, dei permessi, dei permessi legge 104, e neppure per l’anzianità di servizio. Inoltre, se il lavoratore si ammala durante il periodo di assenza, non ha diritto all’indennità di malattia.

Nello specifico, il decreto prevede “che i lavoratori che svolgono un’attività lavorativa nel settore privato, nel caso in cui comunichino di non essere in possesso della certificazione verde COVID-19 o qualora risultino privi della predetta certificazione al momento dell’accesso al luogo di lavoro, al fine di tutelare la salute e la sicurezza dei lavoratori nel luogo di lavoro, sono considerati assenti ingiustificati fino alla presentazione della predetta certificazione”. Questi non avranno conseguenze disciplinari e non saranno soggetti a sospensione, con diritto alla conservazione del rapporto di lavoro. Non avranno diritto, però, né alla retribuzione né ad altro compenso o emolumento.

Leggi anche: Il conto corrente cointestato non serve a difenderti dal Fisco, dice la legge

I lavoratori che svolgono un’attività lavorativa in aziende con meno di 15 dipendenti, invece, dopo il quinto giorno di assenza ingiustificata, saranno sospesi e il datore di lavoro potrà provvedere alla sostituzione del lavoratore sprovvisto di Green Pass. I datori di lavoro rischiano una sanzione da 400 a 1000 euro. Non incorreranno nelle predette sanzioni i datori di lavoro che, nonostante la riscontrata presenza, da parte delle autorità, di lavoratori privi di Green Pass nei luoghi di lavoro, dimostrino che i controlli siano stati effettuati nel rispetto di adeguati modelli organizzativi come previsto dal decreto legge 127 del 2021. Per i lavoratori senza pass pene dai 600 a 1.500 euro.

Impostazioni privacy