Nessuna multa per non aver pagato le tasse, cosa fare per evitare l’intervento del Fisco

Per evitare il progressivo aumento dell’importo da pagare per lavoro in nero e tasse non regolarmente versate, è raccomandato autodenunciarsi

Come fare per non pagare multe per lavoro in nero e tasse non pagate? Prima di rispondere a questa domanda, è bene specificare che è sempre meglio – oltre che eticamente e civilmente giusto – pagare e restare in regola con il Fisco, invece che evadere. A questo proposito, al fine di evitare il progressivo aumento dell’importo da pagare per lavoro in nero e tasse non regolarmente versate, è raccomandato autodenunciarsi, invece che attendere l’iter fiscale. Infatti, nel caso di un ritardo o di un mancato pagamento, il contribuente va incontro a una serie di conseguenze con conseguente aumento dell’importo della sua imposta dovuta.

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Per evitare il progressivo aumento dell’importo da pagare per lavoro in nero e tasse non regolarmente versate, è preferibile contattare l’Agenzia delle Entrate e mediare, per spiegare le ragioni del mancato pagamento delle tasse. In base alla normativa vigente è preferibile autodenunciarsi. L’amministrazione fiscale, dopo un certo periodo di tempo, perde il diritto di agire nei confronti di un debitore e non può più richiedere gli importi dovuti.

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Il lavoro in nero rappresenta una delle pecche principali del nostro Paese. Secondo i dati del 2020, resi disponibili da Il Sole 24 ore, i lavoratori irregolari corrispondono ad una platea di almeno 3,7 milioni di persone quella dei lavoratori irregolari. L’impiego di lavoro irregolare vale secondo l’Istat 79 miliardi, che fanno parte dei 192 miliardi complessivi di valore dell’economia sommersa, con una incidenza sul prodotto interno lordo del 4,5 per cento. Inoltre, secondo l’Istat, il tasso di incidenza del lavoro irregolare su quello regolare supera in media il 15%, toccando punte del 60% nel lavoro domestico o del 17% nel commercio.

Cosa si rischia

L’azienda che impiega lavoratori irregolari può andare incontro a vari tipi di conseguenze. La prima cosa da considerare è l’azione civile del lavoratore che potrebbe chiedere ed ottenere la regolarizzazione del contratto, con pagamento delle eventuali differenze retributive. La seconda conseguenza, consiste nelle sanzioni cui il datore incorre, messe a punto dagli ispettori della pubblica amministrazione, d’ufficio o su segnalazione dei dipendenti. La sanzione amministrativa va da € 100 a € 500 per ciascun lavoratore interessato mentre la maxisanzione si applica in alcuni casi specifici a seconda della durata dell’impiego. Fino a 30 giorni, la multa va da € 1.500 a € 9.000 per ciascun lavoratore irregolare; fino a 60 giorni, si va da € 3.000 a € 18.000 per ciascun lavoratore irregolare; oltre i 60 giorni, si va da € 6.000 a € 36.000 per ciascun lavoratore irregolare. In caso di impiego di lavoratori stranieri o di minori in età non lavorativa, le sanzioni sono aumentate del 20%.

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Oltre alle sanzioni previste per il datore di lavoro, le conseguenze riguardano anche il lavoratore in nero. Se, infatti, chi presta lavoro in nero percepisce anche l’indennità di disoccupazione o altri bonus, vale il il reato di “Falsità ideologica commessa da privato in atto pubblico” nel dichiarare il proprio stato di disoccupato all’Inps. Si rischia la reclusione fino a 2 anni oppure la la reclusione da sei mesi a tre anni. Il lavoratore è inoltre tenuto alla restituzione delle somme percepite indebitamente.

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