Pensioni anticipate per tutti, sì può ma c’è un prezzo da sostenere. E devi pagarlo tu

La nuova proposta in tema pensioni è estendere Opzione donna a tutti, con un taglio dei contributi. Ecco cosa prevede

Spunta una nuova proposta in tema pensioni, che potrebbe anche rispondere al peso delle pensioni retributive e miste, ormai troppo esose per i conti della previdenza pubblica. La riforma Dini del ’95 permise di non tagliare di netto il calcolo retributivo delle pensioni lasciando che la riforma andasse a regime col tempo passando gradualmente attraverso il sistema misto. In ogni caso, le pensioni miste non sono sostenibili e serve una riforma più strutturale che vada oltre quota 102 l’anno prossimo. Per questo, il meccanismo di Opzione Donna potrebbe essere esteso anche agli uomini. In pratica, si concede la possibilità di lasciare il lavoro prima a patto di accettare un taglio della pensione, per evitare un default che innalzi il livello di debito pubblico.

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Si tratta della possibilità di uscita anticipata dal lavoro a 63 anni con calcolo dell’assegno interamente contributivo. Opzione donna, sostengono molti partiti, non comporta, infatti, costi in termini strutturali: il calcolo interamente contributivo dell’assegno significa un taglio netto del 25-30% sull’importo totale. Per questo, molti insistono per mantenere le condizioni fino ad ora in vigore: per le donne la possibilità di lasciare il lavoro con 35 anni di contributi e 58 anni di età (se lavoratrici dipendenti) oppure 59 (se autonome).

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Dunque, l’ipotesi che Mario Draghi starebbe pensando di proporre, è l’uscita dal lavoro anticipata per tutti, ma assegno con il sistema contributivo. Opzione Donna si basa infatti su un sistema di calcolo della pensione tutto contributivo, anche per gli anni lavorati nel sistema retributivo. In questo modo, si permetterebbero le uscite flessibili dal lavoro a tutti con un calcolo contributivo che permetterebbe di mantenere in ordine i conti dell’Inps. Opzione donna ha permesso il pensionamento con 58 o 59 anni di età e 35 di contributi, con un taglio del 33% dell’assegno. L’età è stata poi innalzata a 60 anni per le dipendenti e 61 per le autonome

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