Pensione con 42 anni e 10 mesi di contributi, una via di uscita dopo la fine di Quota 100

La riforma delle pensioni sta destando moltissime preoccupazioni nei lavoratori prossimi alla quiescenza, cerchiamo di chiarire alcuni dubbi.

Si tratta dell’argomento più caldo di questo autunno e non si escludono anche proteste forti da parte dei sindacati, che hanno minacciato, nemmeno troppo velatamente, uno sciopero generale. Quota 100 è oramai alla fine della sua vita, visto che scadrà il prossimo 31 dicembre e di fronte si apre la possibilità ad un ritorno della legge Fornero, che prevede il ritorno all’età pensionabile di 67 anni, con 42 anni e 10 mesi di contributi.

Per il 2022 il governo sta valutando un temporaneo utilizzo di quota 102, in cui però l’età anagrafica sarà innalzata a 64 anni, lascando però inalterata quella contributiva, a 38 anni. Questa soluzione però può durare solo un anno, anche a causa delle pressioni europee sui conti pubblici italiani, stressati da un sistema previdenziale il cui costo è insostenibile per lo stato.

Riguardo la Legge Fornero vanno analizzati due aspetti diversi. Il primo è quello della pensione di vecchiaia, a 67 anni e con un minimo di 20 anni di contributi, mentre l’altro è quello legato alla pensione anticipata ordinaria che chiede 42 anni e 10 mesi di contributi, 41 anni e 10 mesi per le donne, a prescindere dall’età. Dire, quindi, che la quota 102 sarà una misura temporanea per ritornare alla legge Fornero implicitamente afferma che le due misure previste da questa legge non sono in discussione, che non saranno modificate o stravolte né tanto meno abolite.

Riforma pensioni, da Quota 102 fino a “Opzione tutti”: la decisione spetta al governo Draghi

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In attesa di conoscere le decisioni del governo dunque, dal primo gennaio 2022 sarà possibile andare in pensione a 67 anni oppure con 42 anni e 10 mesi di contributi. Ovviamente in caso di riforma temporanea legata alla Quota 102, sarà possibile sfruttare anche questa occasione per poter lasciare il lavoro.

C’è però una ulteriore possibilità. Si tratta di un meccanismo di flessibilità per andare in pensione dal 2023 con il contributivo. Si parla di “Opzione tutti” per andare in pensione quando si vuole e prendendo quanto si è versato. 

L’opzione per l’anticipo delle pensioni per tutti si strutturerebbe come Opzione donna, estendendo le caratteristiche della misura per le lavoratrici a tutti.  L’Opzione tutti permetterebbe di andare in pensione con il ricalcolo contributivo dell’assegno scegliendo quando andare in pensione in base a quanto versato.

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Opzione donna permette di andare in pensione con 58 anni di età (59 anni per le autonome) e 35 anni di contributi con il ricalcolo contributivo dell’assegno, il che ha sempre indicato questa formula come poco conveniente prevedendo un taglio dell’assegno, con la rinuncia al retributivo o misto sui contributi fino al 1996, fino al 33%; si tratta in ogni caso di un caso limite dal momento che molto dipende dai contributi versati.

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