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Patrimoniale sulla casa per pagare i Bonus, l’Europa dice che si può fare

Published by
Chiara Feleppa

Il Governo ha risposto alla crisi pandemica erogando una pioggia di bonus, estraendo dei fondi anche dalle case. Ecco perché

Il governo sembra intenzionato ad andare avanti con la riforma del catasto. La riclassificazione degli immobili porterà inevitabilmente a un adeguamento delle rendite catastali e delle imposte sulla casa. Ma Confedilizia non ha dubbi sul fatto che la riforma del catasto abbia come unico obiettivo quello di incrementare il gettito fiscale derivante dal Imu sulle seconde case dal momento che la Manovra finanziaria porterà ad altre tasse sugli immobili. La riforma manterrebbe un’impronta fortemente patrimoniale determinando un incremento certo di imposizione per tutti gli immobili e creando un danno per tutti, non solo per i ceti abbienti.

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Infatti, il valore della casa è inserito nella certificazione Isee, utile per ottenere sussidi e bonus. Viene da sé che se aumenta il valore dell’immobile, anche l’Isee ne risentirà. Lo sostengono Pd, Lega e Fratelli d’Italia. Inoltre, le risorse che sarebbero recuperate dovranno andare a finanziare tutti i bonus che lo Stato ha erogato finora e il taglio dell’Irpef previsto dalla riforma del fisco.

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La riforma del catasto continua ad accendere gli animi del panorama politico italiano mentre diversi studi insistono nel dimostrare le conseguenza che la manovra avrebbe sull’aumento della pressione fiscale e sulla modifica dei valori di mercato degli immobili. Secondo uno studio del Centro Studi della Cisl, a soffrire le maggiori conseguenza saranno le grandi città o i luoghi storici. Prendendo in considerazione un immobile in centro città a Roma dal valore di 950 mila euro e con un imponibile Imu attualmente pari a 625 mila euro, le aliquote attuali generano un costo di 7.125 euro di Imu in caso di seconda casa. Con la riforma del catasto si passerebbe a 10.843 euro, con un aumento del 52%.

In periferia, l’incremento percentuale dell’imponibile Imu dimiuisce al 17,6%.
Situazione critica anche a Milano, dove si prevedono aumenti fino al 151%. A Napoli, secondo l’analisi del Centro Studi della Cisl, a Napoli si rischiano aumenti del 119% per immobili in centro e del 59,8% in periferia. Aumento del 55% anche a Bologna, solo per gli immobili in centro città mentre a Bari si prevedono aumenti del 33%. Meglio a Genova, dove si prevede un aumento del 27,7% in centro città e del 12,2% in periferia.

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