Errori sulle pensioni, gli italiani fanno causa all’INPS

L’Inps spende ogni anno 200-230 milioni in spese legali, a causa dell’alto numero di cause avanzate dai cittadini 

L’Inps deve fare i conti , anche quest’anno, con numerosi contenziosi amministrativi e giudiziari. Nel 2019 le spese legali sostenute dall’Istituto per recupero crediti contributivi, oltre a quelle legate al patrimonio immobiliare e ad altre voci, ha raggiunto i 231,5 milioni. Cifra che, nel 2020, è di 253,4 milioni di euro. Secondo quanto riportato da Repubblica, gli italiani che hanno un contenzioso aperto con l’Inps sarebbero circa mezzo milione. A pesare sulle tasche dell’Inps, l’Istituto di previdenza sociale, ci sono ricorsi, processi e rimborsi ai cittadini che, nel 40% dei casi, vincono. Il tribunale sembra riconoscere le ragioni di chi fa ricorso e l’Istituto, per risarcimenti e spese, spende tra i 200 e i 230 milioni di euro ogni anno. Pesano anche pensioni mai erogate o accreditate in modo errato, a causa di decurtazioni e mancati riconoscimenti dell’invalidità civile.

L’alto tasso di soccombenza impatta sul 10% delle spese di funzionamento dell’Inps, denuncia il Civ Inps, il Comitato di indirizzo e vigilanza dell’Ente: “Un livello altissimo, al punto da aver reso il fenomeno patologico”. Dal 2017 al 2021 il 13% dei contenziosi con i contribuenti si è concluso con l’ammissione di colpa ed il rimborso, con pagamento delle spese legali.

Il Civ denuncia anche l’eccessiva lentezza nello smaltimento delle pratiche di invalidità. Secondo i dati, al 31 ottobre, le pratiche ancora in giacenza erano ben 931mila, tra prime visite e revisioni. Il dato segna un incremento dell’11% rispetto a gennaio 2021. Il consiglio è costruire una Carta dei servizi specificamente studiata per tutelare gli interessi dell’utente che contenga modalità di accesso, tempi di erogazione, riconoscimento degli interessi per ritardata erogazione, termini di prescrizione e quelli per proporre un eventuale ricorso, così che il cittadino sia informato. Il servizio, infatti, introdotto a fine dicembre sembra mal funzionare e risultare insufficiente. “Sorprende e preoccupa il ritardo con cui si procede alla costruzione di un sistema accessibile di Open Data, l’unico in grado di mettere al riparo l’Inps da giudizi di parzialità, ascientificità, ingerenza su scelte politiche e sociali”, spiega nel Rendiconto il Comitato, denunciando la mancanza trasparenza dei dati: “Bisogna mettere a disposizione tutti i flussi e i dati per permettere a chi fa ricerca di costruire le proprie analisi”.

Inoltre, l’Inps dovrebbe occuparsi delle sue pratiche senza incanalarsi in progetti definiti troppo ambiziosi.

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