Pensioni di reversibilità, chi rischia l’assegno

La pensione di reversibilità è continuamente oggetto di modifiche all’importo. L’INPS può decidere di tagliare l’importo della pensione in base al reddito di chi la percepisce e questa vale in particolare per un anno complesso come il 2022.

La pensione di reversibilità è una forma di pensione previdenziale che viene riconosciuta ad una persona quando decede un parente prossimo percettore di una pensione (di vecchiatia o anticipata), la quale costituiva una fonte importante di reddito per tutto il nucleo familiare. Il sostegno economico può essere riconosciuto sia al partner della persona defunta, sia ai suoi figli, purché il dante causa, ovvero la persona defunta, sia già titolare di pensione diretta (di vecchiaia o anticipata) ancora in corso di liquidazione.

A poter avere accesso alla pensione di reversibilità sono il coniuge, i figli, o altri congiunti secondo una precisa gerarchia di importanza.

  • La pensione di reversibilità si rivolge prima di tutto al coniuge della persona defunta. Anche se separato legalmente o addirittura divorziato, il coniuge della persona defunta ha diritto a una pensione di reversibilità in quanto la pensione del coniuge defunto era parte importante del suo reddito. Questo a meno che il coniuge in questione non sia passato a nuove nozze. Se il coniuge si risposta perde il diritto alla pensione di reversibilità, ma ha comunque diritto a un assegno una tantum pari a due annualità.
  • Ai figli viene riconosciuta la pensione di reversibilità solo se questi non hanno ancora compiuto i 18 anni di età o sia giudicati inabili al lavoro.
  • In assenza di un coniuge e/o di figli della persona defunta, il diritto ad ottenere la pensione di reversibilità passa ai genitori del defunto, ammesso che questi abbiano almeno 65 anni di età e non percepiscano una pensione diretta.
  • Qualora non ci siano neanche dei genitori, il diritto alla pensione di reversibilità può essere impugnato dai frateli celibi o sorelle nubili del defunto.

La pensione di reversibilità è cumulabile con altri benefici, come il reddito di cittadinanza o l’assegno unico per i figli, ma sotto specifici limiti. Visto che tutti i benefici vanno a concorrere al reddito complessivo del percettore, l’INPS prevede dei tagli in base al reddito stesso: più è alto il reddito, più viene tagliato l’importo della pensione di reversibilità. Il meccanismo comporta un abbattimento del 25%, 40% e 50% dell’importo della pensione nel caso in cui il reddito del superstite percettore superi rispettivamente 3, 4 o 5 volte il trattamento minimo INPS previsto per l’anno in corso.

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