Fai attenzione a come usi nomi e cognomi, potresti perdere molti soldi

Storpiare il cognome potrebbe essere diffamazione, fai dunque molta attenzione perché potresti perdere molti soldi

cognomi.insulti_missionerisparmio.it_25.01.2022

Fare attenzione a come usi nomi e cognomi può fare la differenza ed evitare che tu incorra in sanzioni e multe. Il caso è stato affrontato dalla Cassazione penale, che ha emesso la sentenza n.320 e depositata il 10 gennaio 2022.

L’epiteto offensivo personale, infatti, come storpiare il cognome, potrebbe essere reato di diffamazione. Se vi è, infatti, una chiara intenzione di insultare attraverso questa forma, si potrebbe incorrere nel rischio di una pesante multa.

Storpiare il cognome è diffamazione, ecco perché

La satira è una forma di critica originale e ironica, anche se a volte può risultare estrema nei modi e nelle sue manifestazioni. Lo scopo di questa forma ironica è quello di provocare divertimento attraverso l’utilizzo di espressioni esilaranti, anche lesive a volte.

Ma cosa dice la legge nel caso in cui un soggetto abbia voluto storpiare il cognome di un’altra persona? Le conseguenze di questo gesto dipendono da molteplici fattori che dipendono dalle intenzioni del soggetto.

Il caso preso in esame è quello di un uomo che, a seguito di uno sfratto aveva assunto atteggiamenti offensivi durante una manifestazione pubblica. L’uomo, aveva indossato un camice su cui vi era disegnato un distintivo e il cognome, storpiato, del Sindaco del paese.

Questo episodio è costato all’uomo una multa di 1.500€ di risarcimento in favore del sindaco e una denuncia per reato di diffamazione. Una vera e propria beffa per l’uomo, il quale ha offeso pubblicamente il sindaco del suo paese, attraverso una vera e propria aggressione gratuita.

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(foto: Pixabay)

Secondo la Cassazione, deve essere “Ben chiaro il confine tra la legittima espressione satirica e disprezzo personale gratuito”. Una linea non sempre ben marcata e presa in considerazione da chi, gratuitamente, si lancia in offese pubbliche esagerate e, spesso, ingiustificate.

L’obiettivo di tale intervento è quello di tenere ben fisso il valore del rispetto della persona. È questo, quindi, il limite da rispettare in tutti i casi di satira o enunciazioni scherzose contro un altro soggetto. L’uomo sfrattato, in quel caso, aveva reso pubblico il ludibrio dell’immagine del sindaco e il suo disprezzo personale.

Per la Corte dunque, l’uomo ha superato i limiti della satira e anche delle modalità di espressione. Definire “brutto cesso”, anche in termini scherzosi e riferiti al cognome del sindaco, è una chiara offesa alla sua persona. Inoltre, rappresenta un tentativo di discriminazione, ben lontana da qualsiasi intento satirico.

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