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La tua pensione non deve creare debiti allo Stato, così Draghi intende cambiare la previdenza

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Riccardo Magliano

Dopo una prima tregua per gli accordi presi per l’anno 2022, ricomincia il braccio di ferro tra Governo e sindacati sulle pensioni. Fa discutere la proposta dell’esecutivo, che si concretizzerebbe già a partire dal 2023.

Interrotte solo per il periodo di elezione del nuovo Presidente della Repubblica, sono riprese ieri le discussioni in merito alle pensioni tra Governo e Sindacati. Nonostante i passi in avanti fatti per il 2022, il braccio di ferro tra le due forze in gioco non è mai realmente cessato. Il sistema previdenziale italiano ha bisogno di una riforma totale, ma ci sono diversi interessi in gioco. Semplificando, ci sono gli interessi dello Stato, che, in un periodo di grande crisi e con finanze ai minimi, deve pensare al quadro generale e risparmiare come può. Dall’altra ci sono i sindacati, che portano avanti le richieste dei lavoratori, interessati ad andare in pensione il prima possibile, senza essere costretti a rimandare ancora il momento in cui si potranno godere la vecchiaia.

Draghi si è pronunciato in prima persona, dicendosi disponibile a trattare con le parti sociali, ma con un punto ben chiaro: le proposte esaminate dovranno essere finanziariamente sostenibili. L’obbiettivo del premier è ancora quello di trovare una soluzione per le pensioni che non incida sulle casse dello Stato. Le problematiche in questo senso si sono già viste con Quota 100, che solo nel 2021 ha alzato il bilancio dello Stato sulle pensioni di 2 miliardi di euro. Al momento la situazione economica del paese è troppo in bilico per potersi permettere ulteriori, dispendiose manovre.

La proposta di Draghi per poter abbassare l’età di pensionamento regolare, ora fissata a 67 anni, senza incidere ulteriormente sulle finanze statali è ridurre l’assegno pensionistico. Una prima idea in questo senso viene dalla Commissione tecnica del Ministero del Lavoro, che propone una riduzione dell’assegno pensionistico del 3% per ogni anno di anticipo rispetto all’età richiesta per la pensione di vecchiaia. Sul tavolo restano anche la possibilità di estendere Opzione Tutti, con pensione anticipata a partire da 64 anni di età, e la possibilità della pensione in due quota, contributiva e retributiva, proposta da Pasquale Tridico.

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