Contributi e nuovo calcolo della pensioni, come scongiurare una nuova Fornero

Dopo mesi e mesi di confronti, sembra che nelle prossime settimane si saprà qualcosa della riforma delle pensioni 2023. La riforma prevista deve accontentare sia il Governo che i sindacati e per questo ci dovranno essere dei compromessi.

Il braccio di ferro tra il Governo e i sindacati per quanto riguarda il sistema pensionistico va avanti ormai da più di un anno. Dopo il fallimento su tutti i fronti dell’esperimento Quota 100, il Governo sta cercando di realizzare un nuovo sistema pensionistico in grado di non gravare eccessivamente sulle casse dello Stato come a fatto, appunto, Quota 100. Questo tuttavia, complice il disastroso stato in cui versa il mercato del lavoro in Italia e la mancanza, di conseguenza, di ricambio generazionale dei lavoratori, significa che l’età media di pensionamento dei lavoratori deve essere alzato. Questo pensando di mantenere intatti gli assegni delle pensioni attuali.

Qui arriva il contrasto con le associazioni del lavoratori e i sindacati. Le richieste dei sindacati sono invece delle misure di pensionamento anticipato che permettano ai lavoratori di potersi godere la pensione quanto prima dopo una lunga vita lavorativa. La speranza dei sindacati è quella di poter permettere il pensionamento all’età di circa 60 anni, cosa che, allo stato attuale delle cose, sembra impossibile. Ogni proposta presentata dai capi dei sindacati è stata bocciata dal Governo e dall’INPS come eccessivamente dispendiosa. Una delle più discusse è la possibilità di permettere il pensionamento anticipato dei lavoratori al completamento dei 41 anni di contributi, a prescindere dall’età anagrafica. Al momento l’età anagrafica prevista per la pensione di vecchiaia (ovvero con 20 anni di contributi alle spalle) si attesta a 67 anni, troppo alta secondo i sindacati.

Con l’obbiettivo in testa di voler riformare completamente il sistema pensionistico nel 2023, il Governo Draghi si è detto disponibile ad ascoltare e discutere un compromesso con i sindacati, ma con il paletto della fattibilità economica. Sul tavolo sono diverse le proproste sia da una parte che dall’altra, ma tutte con uno stesso comune denominatore: non sarà possibile andare in pensione prima dei 60 anni. Un’opzione papabile come Opzione Tutti, su cui si sta ancora discutendo, permetterebbe comunque di andare in pensione non prima dei 64 anni. La quastione è ancora molto spinosa e il Governo potrebbe infine decidere di abbassare gli assegni delle pensioni per permettere al sistema di funzionare ed essere economicamente sostenibile. Nel caso in cui si tornasse alla Legge Fornero, questa sarebbe rimodulata. Draghi prevede che la nuova legge preveda un calcolo interamente contributivo dell’importo della pensione, cosa che porterà, inevitabilmente ad un nuovo scontro con i sindacati e la Lega.

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