L’Ucraina resiste, ma l’economia italiana rischia il collasso

La guerra in Ucraina, inevitabilmente il fatto di maggiore rilevanza della nostra attualità, continua a creare scompiglio. In parte anche a causa di essa il prezzo del carburante in Italia continua a salire.

Il rincaro del prezzo dei carburanti è un fenomeno che va avanti di diverso tempo. Già dal periodo immediatamente successivo al ritiro delle restrizioni, la pandemia aveva già fatto danni importanti, rendendo complessa la mobilità della materie prime. Le vie di comunicazione dalla Russia e dal Medio Oriente da cui vengono gli approvigionamenti di petrolio europei sono state rallentate dai controlli anti-Covid. Adesso, a complicare ancora di più la situazione, ci si mettono la guerra in Ucraina e le sanzioni alal Russia.

L’Europa in particolare è molto legata alla Russia e all’Ucraina per gli approvigionamenti di petrolio e gas. Questo perché mentre il gas metano viene acquistato direttamente dalla Russia, il petrolio proveniente dal Medio Oriente deve obbligatoriamente passare per Russia e Ucraina per arrivare fino ai nostri distributori. La guerra in Ucraina ha impantanato questo meccanismo di trasporti. Le operazioni di guerra rendono impraticabili gran parte delle strade utilizzate per il trasporto di petrolio e le sanzioni che il mondo intero ha messo sulla Russia rende molto costoso l’acquisto del gas metano. Questo va a ripercuotersi sui contatori dei prezzi dei distributori. Maggiori prezzi all’acquisto e minore disponibilità di materie prime significano, conseguentemente, un maggior prezzo del prodotto finito. Ce ne stiamo accorgendo in questi giorni, in cui vediamo il prezzo della benzina e del disel superare i 2 euro al litro.

In questo senso non aiuta la tassazione estrema che lo Stato mette sulla benzina. Sulla benzina viene calcolato il 22% dell’IVA e una serie di accise risalenti a vecchi disastri naturali e guerre del passato che continuano a pressare ancora oggi. Si tratta di imposte per rientrare, man mano, delle spese per la guerra in Etiopia (1935), della crisi del canale di Suez (1956), del crollo della diga del Vajont (1963), e molte altre, che col tempo si sono accumulate fino a diventare eterne. Si calcola che queste accise costituiscano il 40% del costo totale della benzina.

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