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Troppo tempo in bagno, dipendente sospesa dal lavoro

Published by
Riccardo Magliano

Multa per essere rimasta troppo tempo in bagno. Ecco quanto in là può spingersi un’azienda per spingere i propri lavoratori. Interviene l’Ispettorato del Lavoro.

L’episodio è avvenuto presso l’hub di Amazon di Torrazza, nel torinese, dove la multinazionale leader dell’e-commerce ha una delle sue basi italiane. Una lavoratrice ha, a detta di manager, fatto una pausa bagno troppo lunga e per questo è stata sospesa. La lavoratrice è un’addetta alla spedizione dei pacchi impiegata della sede Amazon di Torraza e a gennaio è stata sospesa per aver passato troppo tempo in bagno. Il fatto è stato riportato all’Ispettorato Nazionale del Lavoro che ha effettuato tutti i controlli del caso, dando infine torto alla multinazionale, che avrebbe, secondo il sindacato, un comportamento vessatorio nei confronti dei suoi lavoratori.

Secondo il sindacato Filt CGIL, i lavoratori di Amazon vengono cronometrati nelle loro pause e per andare in bagno, e vengono loro inflitte delle pene disciplinari nel caso in cui la pausa in questione non corrisponda a quanto vuole l’algoritmo utilizzato per cadenzare il ritmo dell’attività produttiva. Il gruppo di e-commerce si difende dicendo che il cronometraggio delle pause è una falsità e che il problema delle pause troppo lunghe è una questione di sicurezza. Durante le indagini per capire la dinamica dei fatti, i rappresentanti di Amazon avrebbero poi ridimensionato quanto successo effettivamente, visto che loro parlavano di una pausa di oltre 20 minuti, mentre dalle ricostruzioni sembrerebbe che questa non sia durata più di 15. Durante la conciliazione, l’azienda ha spiegato che non ci sono delle durate massime per le pause bagno nei regolamenti interni, il problema per loro era che la lavoratrice si fosse allontanata dal suo posto senza avvisare i responsabili.

La difesa da parte del sindacato CGIL nei confronti della lavoratrice ha infine avuto effetto, in quanto l’Ispettorato del Lavoro ha imposto ad Amazon di conciliare con la lavoratrice un riminesionamento della pena disciplinare. Questo nonostante l’opposizione della multinazionale, che, accettando comunque il verdetto, ci tiene a sottolineare come l’azienda non monitori e non cronometri le pause dei suoi lavoratori.

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