Stesse confezioni ma meno prodotto, così ti fanno spendere in tempi di crisi

In tempo di crisi e di urgenza di risparmio c’è un fenomeno, quando si fa al supermercato, che sta crescendo: si chiama “shrinkflation” e sta preoccupando anche l’Antitrust. Andiamo a vedere di che cosa si tratta

La confezione che comprate è sempre uguale, ma all’interno c’è molta più aria e meno prodotto rispetto al passato. Un bene dal peso di 100 grammi ora ne pesa 90. Bibite vendute in bottiglie da 1,35 litri e non più da un litro e mezzo.  Lo shrinkflation sta preoccupando tanti, troppi. Ma che cos’è?

confezioni supermercato
confezioni supermercato / Fonte: Pexels

Si tratta della problematica relativa alle confezioni con all’interno meno prodotto, ma allo stesso prezzo, che sono messe in vendita al supermercato. L’autorità garante della concorrenza e del mercato (Agcm, da tutti ricordata come Antitrust), a seguito delle varie denunce delle associazioni dei consumatori ha avviato dei controlli sul fenomeno.

L’obiettivo è accertarsi se esistano pratiche scorrette. La “shrinkflation” in questo periodo si sta diffondendo anche a causa dell’inflazione in crescita per la guerra in Ucraina. Ma il problema è che gli esempi nel supermercato crescono.

Shrinkflation, confezioni con meno prodotto ma stesso prezzo

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confezioni supermercato22 / Fonte: Pexels

Questo termine nasce dalla fusione delle parole inglesi “shrinkage” (contrazione) e “inflation” (inflazione) con l’intento di indicare una tecnica di marketing ormai nota. E che consiste nel diminuire le dimensioni delle confezioni dei prodotti di ampio consumo, senza mutare il prezzo finale invariato, se non aumentarlo, ma senza una aperta comunicazione diretta ai consumatori.

La tecnica è facile, e non è in teoria illegale: stesso costo, stessa confezione, ma meno prodotto all’interno. In genere il cambiamento riguarda una quantità di prodotto che sembra piccola sulla unità, ma che ha un impatto importante se moltiplicata sui grandissimi volumi produttivi di una azienda del settore.

Questa strategia rischia di ingannare il consumatore ordinario che riempie il carrello della spesa senza leggere spesso l’etichetta. In questo senso lo shrinkflation viene guardata come una specie di inflazione occulta.

In effetti, esso produce una diminuzione del potere d’acquisto del fruitore, che non è sempre messo nelle condizioni di cogliere la differenza come lo sarebbe in caso di un aumento del prezzo. Questa scelta risulta efficace perché il consumatore guarda più alla quantità di denaro da spendere che alla quantità di prodotto acquistata.

L’allarme delle confezioni: come difendersi, cosa fare

confezioni supermercato
confezioni supermercato / Fonte Pexels

L’allarme sulla diminuzione del prodotto dentro le confezioni di prodotti, specie alimentari è stato lanciato da tempo. Secondo l’Agcm non è la riduzione in quanto tale della quantità di prodotto dentro nella confezione che va a generare un’azione a rischio di essere illegittima, ma la trasparenza di questa operazione nei confronti del consumatore.

La diminuzione della quantità di prodotto a pari dimensioni della confezione, cioè, senza una indicazione adeguata sull’etichetta può davvero portare a un’inchiesta sulla tutela dei consumatori. Peciò, l’Antitrust sta monitorando il meccanismo così da verificare se possa entrare nella disciplina delle pratiche commerciali scorrette.

Anche l’Unione nazionale consumatori (Unc) ha presentato un esposto sulla shrinkflation di recente. In dubbio vi è la eventuale scorrettezza nel diminuire il quantitativo interno di un prodotto mantenendo la confezione della stessa grandezza ma altrettanto l’ipotesi relativa a nascondere il peso nella parte nascosta della confezione, quella inferiore, scrivendolo tutt’al più a caratteri minuscoli tra decine di altre indicazioni.

Non sono poche le associazioni che spingono affinché l’Antitrust condanni queste aziende. Per Coldiretti, la shrinkflation è l’ultima trovata per scaricare l’aumento dei costi ai danni di consumatori e produttori, perché con la guerra in Ucraina “si moltiplicano speculazioni e pratiche sleali sui prodotti alimentari”.

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