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Quanti soldi sta portando via dalle tue tasche la guerra in Ucraina

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Riccardo Magliano

La guerra in Ucraina continua a portar via soldi agli italiani. Per la fine del 2022 si pensa a un calo del PIL di 24 miliardi di euro, con conseguenze devastanti per il paese.

La CGIA di Mestre sta studiando gli effetti che il conflitto nell’est-Europa porterà all’economia italiana.

Gli studi mostrano come la guerra e le sue conseguenze stiano avendo un impatto mostruoso sull’economia europea in generale, e italiana in particolare. L’impatto nasce ovviamente dalle sanzioni sempre più ingenti che l’Occidente sta imponendo a Vladimir Putin. In primis tutto questo porta all’aumento dell’energia, con un’impennata del costo del gas naturale e dell’elettricità. C’è poi la questione che riguarda i mercati finanziari e la grande incertezza che regna nel commercio.

Ovviamente tutte queste situazioni si traducono in rincari e aumenti delle bollette per le famiglie, che si stimano quasi raddoppiate rispetto al 2021. Nel migliore degli scenari ipotizzati dalla Banca d’Italia il paese per l’1,7 del Prodotto interno lordo rispetto alle previsioni precedenti al conflitto, ma si potrebbe arrivare anche oltre il 5. Ciò significa in parole povere che ogni italiano avrà ritorsioni fra i 500 e il 1.500 euro, quindi anche oltre 3.000 euro per alcune famiglie. Si tratta di un prezzo che stiamo già pagando oggi con spesa e benzina. La soluzione peggiore è quella attualmente più probabile, e prevede l’interruzione dei flussi di gas russo solo in parte compensata da altre fonti.

I prezzi delle materia prime importate da mosca oscillano senza sosta e questi sbalzi sono la cosa peggiore secondo l’economista Carlo Andrea Bollino. Egli sostiene: “Se il prezzo della benzina e del gas vanno su e giù, le imprese non riescono a fare i conti e non facendo i conti, cosa fanno? Tirano i remi in barca. Cioè non producono più, non accettano ordini e prima o poi licenziano i lavoratori”. La cosa più importante, secondo l’economista, sono le forniture di energia per le nostre imprese che devono produrre auto, ferro, acciaio ecc. Ma la maggior parte degli sperti analizza che le sanzioni sono ora l’unico mezzo non violento per fare pressioni sulla Russia e per negoziare la pace.

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