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Indipendenza alimentare così in Italia la terra coltivata è diventata il futuro

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Riccardo Magliano

A fronte della crisi del grano che si è profilata a seguito della guerra, l’Italia riscopre l’agricoltura. Il progetto di sblocco dei terreni agricoli sta dando i primi frutti.

A causa della difficoltà nel reperire le materie prime a causa della guerra, in Italia si è cominciato a sbloccare i terreni per l’agricoltura. Fino a ora sono stati sbloccati 200.000 ettari di terreno.

Stefano Patuanelli, Ministro delle Politiche Agricole, si dice molto soddisfatto di come sta andando il progetto. Pochi giorni fa è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il decreto che rende operative le deroghe ai regolamenti comunitari sulla Pac. Questi terreni saranno utilizzati per agricoltura e allevamento. Settori lasciati fortemente indietro dalla politica italiana, ma che ora si rivelano necessari, vista la forte crisi del grano. Si cerca quindi di investire sull’autosostentamento del paese. Produrre autonomamente le materie prime da utilizzare per i prodotti.

La crisi del grano che si sta colpendo in questo momento ha reso chiaro quanto indietro sia l’Italia sul fronte della produzione agricola. Il Ministero delle Politiche Agricole indica questo progetto come uno dei passi fondamentali per combattere l’aumento dei prezzi sulle materie prime. Coldiretti vede di buon grado il progetto. L’associazione calcola che la produzione aggiuntiva sarà di 15 milioni di quintali di mais per il nutrimento degli animali da allevamento, e circa la stessa quantità di grano duro per la pasta e grano tenero per la panificazione. Le regioni maggiormente interessante allo sblocco dei terreni per l’agricoltura e l’allevamento sono: Campania (10.500 ettari di terreno), Lombardia (11.000 ettari di terreno), Veneto (12.300 ettari di terreno), Piemonte (17.544 ettari di terreno) ed Emilia-Romagna (20.200 ettari di terreno).

In sostanza si tratta di una deroga per il 2022 della Politica Agricola Comune, per sopperire alla mancanza di approvigionamenti di culture cerealicole a causa del conflitto in Ucraina. Viene dunque eliminato l’obbligo di riposo permanente per il 5% delle superfici agricole UE e si da ai produttori agricoli la possibilità di recuperare 9 milioni di ettari. In Italia i 200.000 ettari di terra recuperati potrebbero arrivare anche a 1 milione.

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