Noi paghiamo il conto della guerra ma anche sulle sanzioni sta vincendo Putin

Le sanzioni europee e americane contro la Russia cercano di minare all’economia del paese. Tuttavia Putin è riuscito ad aggirarle e continuare ad arricchirsi puntando le vendite del petrolio verso la direziona opposta.

Dallo scoppio della guerra, l’Europa e gli Stati Uniti hanno sommerso di sanzioni economiche la Russia. L’intento era privare la Russia di molti partner commerciali, cosicché perdessero progressiamente i fondi per continuare il conflitto. Putin, tuttavia, è riuscito ancora una volta ad aggirare le sanzioni rivolgendosi alla Cina.

A maggio la Russia è diventata il primo fornitore di petrolio greggio della Cina, scaldando l’Arabia Saudita. Il greggio a prezzi super scontati di Mosca è stato accettato di buon grado dal governo cinese, che fin dall’inizio dell’invasione non si era mai schierato apertamente contro le azioni del Cremlino. Il risultato di questa operazione commerciale è che il petrolio russo è tornato ad aumentare di valore, e la Russia ad arricchirsi. Secondo quanto detto dall’Amministrazione generale delle Dogane cinese, il greggio importanto fino ad ora supera le 8 tonnellate.

La possibilità di scontare così tanto il prezzo del petrolio greggio da vendere alla Cina è stata resa tale per la Russia grazie al ritiro delle società petrolifere occidentali dal mercato russo, come conseguenza delle sanzioni. Cosa di cui hanno beneficiato le socità cinesi come Sinopec, che ha potuto accedere al petrolio russo a prezzi inferiori al normale, visto che non lo avrebbero venduto a nessun altro. Facendo un confronto con il precedente primo fornitore di petrolio della Cina, ovvero l’Arabia Saudita, questa ha registrato a maggio la consegna di 7,82 tonnellate di greggio alla Cina, circa il 9% in meno rispetto all’anno precedente.

Immediate le conseguenze sui mercati, con le quotazioni del petrolio in risalita dopo i netti cali dei giorni scorsi: meno forte l’incremento del greggio Wti, che passa di mano a 109,6 dollari a fronte dei 108,9 dollari di venerdì scorso dopo la chiusura di Wall Street. Più sensibile il rialzo del Brent, che passa di mano a 113,98 dollari al barile con un aumento dello 0,72%.

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