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Riserve di gas, perché siamo davvero ad un passo dall’obbligo di razionamento

Published by
Federica Pollara

L’Unione Europea si sta preparando ad un possibile stop al gas russo con un piano ad hoc: il primo passo è imporre il razionamento.

Le preoccupazioni sono forti soprattutto per le scorte invernali, per questo l’UE ha chiesto di poter dichiarare lo stato di emergenza in caso di stop al gas dai gasdotti Gazprom. Intanto è stato anche presentato il piano ‘Risparmiare gas per un inverno senza rischi’.

Questo indica che l’obbiettivo dell’UE è di ridurre il consumo di gas almeno del 15% in tutti i paesi membri; il risparmio energetico va attuato subito, per un periodo che andrà da Agosto 2022 a Marzo 2023.

Al momento la misura è volontaria, ma se dovesse scattare l’emergenza, diventerà legge e dunque una regola obbligatoria.

La presidente della Commissione Europea Ursula Von der Leyen ha spiegato che “Il quadro è complesso e dobbiamo prepararci allo scenario probabile di uno stop totale al gas russo. La riduzione tramite eventuale razionamento ci permetterebbe di superare in sicurezza l’inverno in qualsiasi caso”.

Ipotesi razionamento gas: la decisione è vicina

Il razionamento interesserebbe tutti i cittadini, gli edifici sia pubblici che privati, comprese le abitazioni. Al momento le proposte sono ancora in discussione e le riunioni termineranno il 26 Luglio, poi si deciderà se procedere con la misura o meno.

Per l’approvazione ufficiale almeno 15 paesi dei 27 paesi dell’UE devono essere favorevoli alla proposta, in rappresentanza del 65% della popolazione.

Se il 35% del popolo (4 Stati) dovesse ritenersi contrario, la proposta decadrebbe. Il piano comporta alcune limitazioni già discusse in Italia.

Primo tra tutti l’obbligo di temperature minime e massime per riscaldamento e condizionatori, in tutti gli edifici pubblici, uffici privati e grandi negozi come i centri commerciali. L’obbiettivo è di estendere le misure anche nelle abitazioni private.

Inoltre si punta molto sul mantenere attive le centrali a carbone e quelle nucleari in tutta Europa, per sopperire alla mancanza di gas nell’industria dell’energia elettrica.

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