Pensioni, ecco la beffa: gli aumenti non sono per tutti

Le rivalutazioni delle pensioni applicate in anticipo con il decreto aiuti bis sono già state approvate. Tuttavia non sarano per tutti, perché c’è un limite massimo di reddito entro cui si applicano le rivalutazioni.

La rivalutazione delle pensioni anticipata a settembre serve per permettere ai pensionati di godere di abbastanza denaro da reggere al momento di crisi. La misura, tuttavia, non è universale ed esiste un limite di reddito sopra il quale non la pensione non viene rivalutata. Il limite è pari a un reddito annuo di 35.000 euro. Questo significa che non saranno rivalutate le pensioni da 2.692 euro o superiori.

La rivalutazione (o perequazione) delle pensioni è un meccanismo che adegua il contributo previdenziale all’aumento del costo della vita, ovvero all’inflazione, secondo i dati riportati dall’Istat. L’obiettivo di tale meccanismo è semplice: proteggere il potere d’acquisto del cittadino, adeguando la pensione alla situazione economica del momento. La rivalutazione delle pensioni 2022 si calcola sulla base di percentuali fissate in base alla fascia di reddito di appartenenza dei cittadini. Si deve calcolare sull’importo netto dei trattamenti e non sull’importo lordo dell’assegno, per cui la rivalutazione spetta al netto di eventuali quote incumulabili.

La rivalutazione delle pensioni 2022 non avviene in maniera uguale per tutti ma il calcolo della rivalutazione varia a seconda delle fasce di appartenenza in base al reddito del soggetto. I casi 2022 di rivalutazione delle pensioni sono diversi e il calcolo avviene, infatti, secondo percentuali diverse in base alle sei fasce attuali e che sono del:

  • 100% per gli importi fino a 4 volte il trattamento minimo;
  • 77% per gli importi compresi tra 4 e 5 volte il trattamento minimo;
  • 52% per gli importi compresi tra 5 e 6 volte il trattamento minimo;
  • 47% per gli importi compresi tra 6 e 8 volte il trattamento minimo;
  • 45% per gli importi compresi tra 8 e 9 volte il trattamento minimo;
  • 40% per gli importi superiori a 9 volte il trattamento minimo.

La rivalutazione automatica delle pensioni quest’anno è stata calcolata su un indice dell’1,7%. Nel 2023 è già stato fissato un indice più alto, all’1,9% per ulteriori aumenti delle pensioni.

Non tutti gli importi di pensione saranno, però, pienamente rivalutati in base alle diverse percentuali di rivalutazione fissate dalla legge che sono:

  • 100% per le pensioni fino a tre volte il minimo (fino a 2062 euro lordi);
  • 90% per le pensioni tra tre e cinque volte il minimo (fino a 2577,90 euro);
  • 75% per gli assegni oltre cinque volte il minimo (importi lordi oltre 2.577,90 euro).
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