Sempre più costoso andare al bar: così gli scontrini salgono del 25 per cento

Aumenti a dismisura per i prezzi al bar. Confesercenti denuncia un aumento dei prezzi sugli scontrini del 25%. Questo andazzo fa pensare che ci sia dietro della speculazione.

Continuano ad aumentare i prezzi di prodotti e servizi, anche quelli più semplici. Una tazzina di caffé è ormai stabilmente al di sopra dell’euro e dieci di costo, un cono gelato a due gusti sale a 2,50 euro, un piatto di pasta, anche con un condimento semplice, non costa meno di 10 euro. Questo solo per quanto riguarda il cibo, perché per una camera d’albergo ormai si spende di media 165 euro a notte.

Questo fenomeno è dovuto, ovviamente, all’inflazione. Gli esercenti di negozi, alberghi e ristoranti sono costretti a pagare molto di più sia per le materie prime che per l’energia, cosa che li porta a dover aumentare i prezzi per ottenere un guadagno. A rimetterci sono, ovviamente, i consumatori, che si trovano con prezzi aumentati fino al 25%, ma senza guadagnare di più. Questo è esattamente l’effetto dell’inflazione. Claudio Pica, leader della Fiepet Confesercenti di Roma, conferma che negli ultimi mesi l’unica spesa che non è aumentata nell’ambito della ristorazione è quella del personale. Tutte le spese sono aumentate e di conseguenza anche i prezzi.

Pica ragiona sul fatto che inizialmente i prezzi fossero aumentati anche troppo poco rispetto a quanto di più stavano spendendo i ristoratori in energia e materie prima. Tuttavia questi aumenti sembrano troppo alti rispetto al tasso di inflazione nazionale. Al momento l’inflazione in Italia è stavile al 7,9%, mentre i prezzi dei prodotti, in particolare a Roma, sono aumentati fino al 25%. Un simile aumento non può in alcun modo essere soltanto opera dell’inflazione, e gli economisti pensano che su questi prezzi qualcuno stia speculando.

I ristoratori e gli esercenti di bar e alberghi stanno sfruttando quanto più possibile la stagione turistica per rientrare di quanto perso durante gli anni di pandemia. Il settore della ristorazione e dell’accoglienza è stato infatti quello più colpito e non tutti si sono ripresi a pieno. In tutta la capitale sono molti quelli che hanno aumentato di proposito i prezzi dei loro prodotto, anche più di quanto necessario per l’inflazione, per sfruttare la voglia di spendere dei turisti, sciamati in massa a Roma per le vacanze estive. A pagare il prezzo di tutto questo sono i consumatori italiani.

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