Superbonus, lavori non finiti e credito non cedibile: cosa si rischia davvero

Rimane poco chiara la situazione sulla cessione dei crediti del Superbonus 110%: le ultime notizie negative arrivano dalla Sicilia.

Durante il periodo estivo il noto Superbonus 110% ha inevitabilmente subito uno stop, fermando così tantissimi cantieri e lasciando imprese e cittadini nell’incertezza.

Foto ANSA Firma: Luca Zenzero

Tuttavia la possibilità di accedere al bonus non è stata bloccata, anzi: solo a Luglio sono state accolte altre 25 mila richieste, una situazione che allo Stato può costare fino a 44 miliardi di euro che al momento mancano nelle tasche del Tesoro. A peggiorare ulteriormente la confusione sono state anche le diverse date di scadenza nonché il prolungamento del bonus fino a Dicembre 2023, soltanto però per i condomìni che decidono unanimemente di dare il via a lavori di ristrutturazione in palazzi e palazzine.

Tutta un altra storia per le villette e gli immobili autonomi che invece devono completare i lavori entro la fine del 2022, ma c’è un ma: al 30 Giugno i lavori dovevano già essere in corso e dovrebbero essere completati almeno al 30% entro il 30 Settembre. Per tutti quelli che non rispettano le date? Nessuna risposta al momento, dato che la confusione regna anche tra le banche, che hanno difficoltà a gestire i crediti concessi. Un primo allarme ufficiale è giunto dall’Ance Sicilia, che ha chiesto uno sblocco della situazione quanto prima.

Foto ANSA Firma: Agenzia delle Entrate Riscossione

“Se ciò non accadesse”, hanno dichiarato, “a breve l’Agenzia delle Entrate potrebbe richiedere ai proprietari degli immobili, con i cantieri fermi da mesi, di restituire le somme finora percepite più le sanzioni perché i lavori non sono stati completati nei termini”. “E occorre salvare da sicuro fallimento le imprese edili coinvolte che attendono da mesi di recuperare gli investimenti anticipati”. Inoltre hanno asserito che le banche e gli intermediari non vogliono acquistare crediti “perché ancora non sanno bene come e a chi cederli, oppure per coprirsi da eventuali rischi li svalutano eccessivamente: su ogni 110 euro ne pagano 97 e anche meno, contro i 100-103 di poco tempo fa”.

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