Secondo le studio del Ces ormai serve un altro mese di lavoro per pagare le bollette: la situazione in Italia e nell’Ue
Quest’anno in Italia sembra che serva proprio un altro mese di lavoro per pagare le bollette di luce e gas, o almeno questo è quanto emerge da uno studio realizzato dal Ces, la Confederazione europea dei sindacati. Lo studio, che è stato inviato a Bruxelles in vista dei prossimi incontri, ha incrociato due dati: la stima del costo annuale delle bollette e lo stipendio medio dei lavoratori italiani.
Il primo dato è 2.071 euro, mentre il secondo è 28.848 euro, stando ai dati Ameco.
Un mese di lavoro per pagare le bollette
Il risultato è che in Italia per pagare le bollette di luce e gas bisogna lavorare 30 giorni. Il calcolo specifica che in Ue soltanto Repubblica Ceca e Grecia sono messe peggio di noi. Per quanto riguarda la Francia, si deve lavorare per 20 giorni, mentre in Germania 21.
Questo perché oltre a pagare di meno le bollette, questi due paesi hanno anche degli stipendi medi superiori rispetto a noi. I prezzi nel Vecchio Continente si per luce e gas si alzano sempre di più e le sanzioni verso la Russia hanno avuto en effetto molto minore di quello sperato, con guadagni record per Gazprom. Da noi invece le cose tanno già andando male e nel 2023 potrebbero peggiorare. Il prezzo di luce e gas appare infatti destinato a rimanere alto ancora a lungo visto che la Russia ha confermato lo stop alla fornitura di materie prime ai Paesi non amici, ovvero quelli che hanno introdotto le sanzioni. Al contrario delle bollette, nel 2023 difficilmente aumenteranno gli stipendi degli italiani.
L’appello della Ces nei confronti dei leader europei è di trovare una soluzione comune per risolvere al più presto il problema del caro bollette. Nonostante la situazione in Italia sembri peggiore, la realtà è che tutti i paesi dell’UE se la stanno passando molto male. I sindacati hanno presentato a Bruxelles e a tutti i maggiori leader dell’Unione un piano in 6 punti che prevede l’aumento dei salari medi dei lavoratori e, nei paesi in cui è attivo, l’aumento del salario minimo.