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Riforma fiscale, a quali bonus dovrai dire addio

Published by
Massimiliano Ciancaglioni

Con al nuova riforma fiscale le aliquote Irpef passeranno da quattro a tre e le conseguenze le andremo a notare in busta paga: ma vediamo come funzionerà con le detrazioni

Sul tavolo del Consiglio dei Ministri è attesa presto la Riforma fiscale, con il governo Meloni che lavora a due ipotesi. In ogni caso ci sarà la riduzione delle aliquote Irpef da quattro a tre. L’Irpef diventa il punto chiave della riforma perché introduce novità per gli stipendi dei lavoratori dipendenti. Questa legislatura punta infatti a un obiettivo finale che è la flat tax per tutti.

Riforma fiscale, a quali bonus dovrai dire addio- Credit ANSA- missionerisparmio.it

Ci sono modifiche però per quanto riguarda Iva, Ires e Irap, ma il grosso cambiamento è per Irpef e revisione delle tax expenditures. Agevolazione e esenzioni fiscali possono subire modifiche importanti, anche con una forfettizzazione per scaglione di reddito. Ma andiamo a vede cosa cambia e se queste variazioni vanno a influire sui bonus. La Repubblica spiega che il governo vuole puntare su una detrazione da lavoro forfettizzata calibrata sul reddito.

In questo modo si aiutano i redditi medio-bassi. Per le tax expenditures invece è immaginabile la sospensione di alcuni bonus, di cui beneficiano in pochi. Per molto di questi ci sarà la completa eliminazione, mentre per altri si ipotizza la forfettizzazione.

Riforma fiscale, come cambiano le detrazioni

Per quanto riguarda altre voci sono invece arrivate delle rassicurazioni da parte del Governo. Ci riferiamo alle deduzioni sulle spese legate a scuola e sanità (come la detrazione del 19% sulle spese sanitarie), che resteranno piene. Non c’è la totale certezza per le spese sulla casa, come ad esempio lo scontro sui mutui.

Facciamo molto attenzione a quello che sta per accadere con la riforma fiscale- missionerisparmio.it

Questi tagli potrebbero essere necessari per finanziarie la riforma dell’Irpef, le cui ipotesi attuali restano due. La prima prevede un’aliquota al 27 o al 28% per i redditi tra i 15mila e i 50mila euro. La seconda porterebbe l’aliquota al 23% fino a 28mila euro e al 33% fino a 50 mila euro. La Fondazione nazionale dei commercialisti ha fatto una valutazione degli effetti.

Nel primo caso sarebbero penalizzati i redditi da 15 a 28mila euro, che pagherebbero tra i 15 e i 390 euro in più. Ad essere avvantaggiati sarebbero invece coloro che guadagnano più di 33mila euro.

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