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Giustizia, a che punto è la riforma Cartabia e cosa c’entra il PNRR

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Chiara Feleppa

La Riforma della Giustizia a firma di Marta Cartabia è arrivata a Palazzo Chigi. Ecco cosa contiene la bozza della riforma. 

La riforma della Giustizia è appesa ad un filo e vacilla. Tuttavia, è ormai necessaria e dopo mesi di “travaglio” sembra essere finalmente arrivata un’accelerazione al riguardo. La Riforma è infatti approdata a Palazzo Chigi, a cui spetta ora l’arduo compito di esaminarla. La riforma del processo penale è necessario per l’implementazione del PNRR e per velocizzare i tempi, troppo lenti, degli iter burocratici e giudiziari, nettamente inferiori agli standard europei. I nodi da sciogliere sono comunque ancora tanti e diversi, a cominciare dal tema dibattuto della prescrizione.

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Quest’ultimo argomento, infatti, ha visto scontrarsi in fase di preparazione diversi partiti della maggioranza in seguito alle modifiche introdotte dall’ormai ex Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. Sarà compito di Mario Draghi dover trattare e mediare, con un Movimento 5 stelle che però rimane fermo sulle sue posizioni dicendosi poco aperto a mediazioni. Le misure in discussione sono diverse: dalla durata delle indagini preliminari, alla velocizzazione dei processi in Appello e Cassazione; dall’obbligatorietà dell’azione penale fino a sanzioni e riti alternativi. Inoltre, la riforma introduce il tema dell’improcedibilità: dopo due anni in cui l’appello non si chiude, il processo ha fine. Il tempo si riduce ad un anno per la Cassazione.

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Inoltre, si punta a rendere più agevoli e snelli i fascicoli penali, con l’introduzione della possibilità, per l’indagato, di chiedere al giudice nella fase delle indagine preliminari di svolgere lavori socialmente utili. Inoltre, l’azione penale non sarà più esclusiva di procure, ma anche del parlamento che stabilirà le priorità su cui soffermarsi. Infatti, è stata anche riformata la procedura delle Indagini preliminari, affidate al controllo del Gip. Viene introdotto un termine di sei mesi a partire dalla data in cui l’indagato viene iscritto nel registro. Il termine è aumentato a diciotto mesi per reati più gravi come narcotraffico e terrorismo. Dodici mesi è invece il termine per altri reati. La proroga potrà essere richiesta in rari casi.

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