Assegno Unico è arrivato il momento dei pagamenti arretrati

L’Assegno Unico per i figli è in vigore fino al 31 dicembre 2021, ma non è stato ancora versato: ecco cosa potrebbe succedere a settembre.assegno unico per i figli 2021

Tecnicamente è stato chiamato Assegno temporaneo per i figli minori. Questo bonus infatti era inizialmente previsto come Assegno Unico nella sua forma definitiva, ma il primo luglio il governo ha scelto una forma temporanea fino alle fine dell’anno, mentre quello vero e ufficiale prenderà il via solo dal 1° gennaio 2022.

Questa misura sostituisce gli assegni familiari, ma cosa deve fare chi ha già presentato domanda? A partire da settembre arrivano alcune novità che tranquillizzeranno chi è molto preoccupato. Purtroppo il governo nelle prossime settimane dovrà concentrarsi su alcune riforme fondamentali, richieste dal Recovery Plan, come pensioni e fisco. Inoltre sarà necessario approntare la nuova legge di Bilancio e questo potrebbe mettere in secondo piano l’assegno unico. Inoltre in ballo ci sono altri bonus su cui si dovrà decidere l’estensione, come quelli edilizi. Accanto a questi c’è poi il progetto di riforma della burocrazia, che deve essere snellita per dare slancio ad un paese che vuole entrare nella modernità e abbandonare lungaggini e procedure sempre troppo complesse.

L’assegno unico temporaneo è una misura quindi valida fino al 31 dicembre 2021 che assegna un importo ad ogni famiglia con figli a carico. Il criterio si basa sulla dichiarazione ISEE: più questa è bassa più l’importo è elevato. E’ possibile fare richiesta fino alla fine dell’anno, mentre dal 2022 sarà sostituita dal vero e proprio assegno unico, che allargherà la soglia anche a chi ha figli maggiorenni a carico. Questo doveva entrare in vigore dal 1° luglio 2021, ma il governo non ha completato la procedura, rimandandolo all’inizio del prossimo anno.

Assegno unico, come presentare la domandaassegno unico per le famiglie

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Quali requisiti servono per accedere all’Assegno Unico? Questo è rivolto a lavoratori autonomi, disoccupati, coltivatori diretti, coloni e mezzadri, a titolari di pensione di lavoro autonomo. Dunque è necessario essere cittadini italiano o dell’Unione Europa, essere soggetto al pagamento dell’imposta sul reddito in Italia, essere residente o domiciliato in Italia con figli a carico fino al 18mo anno di età, essere residente in Italia da almeno due anni con contratto di lavoro indeterminato o di almeno sei mesi, essere in possesso di un indicatore ISEE valido.

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La domanda va presentata all’Inps in forma telematica, facendosi aiutare anche da un CAF o un patronato e la scadenza è prevista il 30 settembre per chi vuole sfruttare anche i mesi a partire da luglio. Infatti in questo caso saranno pagati gli arretrati.

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