Riforma del catasto, dal centro destra no secco alla patrimoniale sulla casa

Dal centro destra arriva un no deciso alla riforma del catasto che diventerebbe una patrimoniale sulla casa.

La riforma del catasto è uno dei temi più caldi a Palazzo Chigi. L’idea di una revisione dei valori imponibili degli immobili e quindi di riforma del catasto ha ripreso forma dopo un atto di indirizzo alle amministrazioni fiscali per il triennio 2021-2023 inviato dal Mef, che ha come obiettivo dichiarato quello di ottenere un “costante aggiornamento dell’anagrafe immobiliare integrata per associare a ogni immobile posizione geografica, caratteristiche geometriche, quotazioni di riferimento della zona e soggetti titolari di diritti e quote”. Secondo il Corriere, se si arrivasse ad adeguare i valori catastali a quelli di mercato, a Milano si avrebbe un aumento dell’Imu del 174%, a Roma del 56%, a Napoli del 108% ed a Torino del 46%.

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La modifica della categoria e classe degli immobili rispetto a quelle ora riconosciute potrebbe aumentare gli incassi dovuti all’Agenzia delle Entrate. A risentirne sarebbero soprattutto alcune città come Milano, in cui oggi sono state individuate 41microzone. Nel caso di un cambio di classe, il valore fiscale aumenterebbe addirittura del 40% e potrebbe, in casi limite, aumentare dell’80%. Tra i maggiori rischi di aumento rientrano le case indipendenti in centri piccoli o località di villeggiatura, che passerebbero dalla categoria A7 alla A8 (ville).

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I no alla riforma

Uno dei motivi di stallo della riforma è che questa produrrebbe significative redistribuzioni del peso della tassazione tra individui. Aumenterebbero anche le tasse locali, nelle entrate relative delle regioni e dei comuni. Infatti, il sistema tributario italiano prevede varie imposte e tasse sugli immobili come l’Irpef, l’Imu, la Tasi. Tutte queste, hanno come base imponibile il valore dell’immobile detto anche valore catastale. Infatti, il passaggio delle vecchie rendite catastali ai valori di mercato, così come quello dei vani al metro quadro, porterebbe a un’impennata dell’Imu sulle seconde case, con conseguente aumento del valore Isee.

L’aumento dei vani al metro quadro potrebbe poi portare a un incremento significativo dell Tari, dato che viene calcolata sull’80% della superficie catastale lorda. Ancora pochi comuni hanno fatto una revisione di queste superfici imponibili, basando il totale della Tari sulle autodichiarazioni dei rispettivi proprietari, che senza un correttivo verrebbero tutte rimesse in discussione. Prima di procedere in questa definizione, quindi, sarebbe meglio cercare di attuare dei correttivi in grado di abbassare le aliquote e smorzare gli effetti negativi del passaggio senza danneggiare le categorie più deboli.

Il no di Salvini

Un aumento che non piace al Leader della Lega, Matteo Salvini, torna all’attacco del premier Draghi e dell’annunciata riforma del catasto. “Chiediamo a Draghi parole chiare: non è pensabile aumentare l’Imu, la casa è già tartassata in Italia. Non permetteremo nessun aumento della tassa sulla casa. Di più: la metà delle bollette di luce e gas sono tasse, tagliare una parte di queste tasse a partire dall’Iva è un dovere del governo perché l’Italia si deve rialzare”. A dirlo, in un comizio con Roberto Dipiazza, sindaco uscente e candidato del Centrodestra.

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