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Flat tax e rateizzazione delle imposte così il Governo vuole cambiare il Fisco

Published by
Libero Ramati

Il Consiglio dei ministri è in programma in settimana: obiettivo riordino delle aliquote Irpef e spunta anche il ritocco alla flat tax. 

Inizia una settimana delicata per il governo, che deve affrontare la riforma fiscale giusto in vista della prossima – fondamentale – legge di Bilancio. L’obiettivo è riformare le numerose flat tax attualmente esistenti. Le indiscrezioni non parlando di una loro cancellazione, anche perché contribuiscono al 10% delle entrate dello stato.

Secondo Il Sole 24 Ore, la compagine governativa starebbe valutando un modello duale, che prevede un’imposta proporzionale da applicare solo sui redditi da capitale. La riforma riguarda i regimi sostitutivi cedolari, con l’avvicinamento al 23% del primo scaglione Irpef e il regime forfettario delle partite Iva, che invece non verrebbe toccato.

L’obiettivo è riordinare il fisco per eliminare le diseguaglianze tra le varie fonti di reddito. Il presidente di Confindustria Bonomi ha criticato i prelievi forfettari, giudicandoli iniquità inaccettabili sia orizzontali che verticali e all’Assemblea della settimana scorsa Draghi ha confermato l’intervento sulle flat tax.

Riforma delle flat tax: ecco come si vuole muovere il governo

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Molte aliquote sono distanti dal 23% del primo scaglione Irpef: alcune, più settoriali, sono poco usate, come il 15% sulle lezioni private o l’imposta di 100 euro per la raccolta di funghi/tartufi. Altre sono più note e diffuse, come la cedolare secca per affitti con canone concordato (10%), il 10% sui premi di produttività o il 12,5% sugli interessi dei titoli di Stato. Per portarle al 23%, come suggerito al Parlamento il direttore generale delle Finanze Fabrizia Lapecorella, si potrebbe pensare di incrementare le aliquote proporzionali e diminuire al contempo le basi imponibili, lasciando invariata l’imposta netta.

C’è poi la questione risparmio con la separazione attuale tra redditi da capitale e redditi diversi, che non consente di compensare le eventuale minusvalenze, pregiudicando l’efficienza del mercato dei capitali. Una diminuzione dell’aliquota al 26% rischia di provocare un minor gettito di 1,4 miliardi.

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Non dovrebbe essere riallineata all’Irpef, invece, l’aliquota flat tax degli autonomi (5% e 15%): nel mirino, invece i coefficienti di redditività che costituiscono l’imponibile su cui applicare in modo proporzionale l’aliquota, non modificati dopo l’incremento della soglia di ricavi/compensi per l’accesso a regime agevolato fino a 65mila euro.

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