Conti correnti cointestati, attenzione ai controlli del Fisco

Il conto corrente cointestato è un’ottima soluzione per chi decide di condividere un conto ma alcune operazioni possono insospettire il Fisco. 

Il conto corrente cointestato è un conto intestato a due o più soggetti che richiede, per la sua apertura, i documenti di tutti i soggetti a cui il conto viene intestato, ovvero carta d’identità e codice fiscale. Si tratta di un metodo piuttosto diffuso all’interno dei nuclei familiari, ad esempio tra moglie e marito anche se, in verità, un corrente cointestato per essere stipulato non richiede nessun legame di parentela tra le parti coinvolte. Chiunque potrebbe decidere di aprire un conto corrente cointestato con amici o collaboratori.

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Si tratta di un contratto tra più persone e un istituto di credito che permette agli intestatati di agire sul conto in maniera autonoma oppure concordata, a seconda del tipo di contratto deciso. Tutti i cointestatari sono considerati creditori e debitori in solido dei saldi del conto corrente. Il conto corrente cointestato è quindi ottimo per permettere a più persone di operare su uno stesso conto, ma occorre prestare attenzione al gran numero di variabili in gioco, quali divorzio o pignoramento. 

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Operazioni sospette

Qualora avvengano delle operazioni al di fuori dell’attività lavorativa, spetta al titolare del conto dover giustificare il tutto e specificare la non imponibilità del denaro entrato o uscito dal c/c. Nello specifico dei conti correnti cointestati tra due o più persone, si presume la comproprietà della somme. Questa può essere superata da presunzioni che attestino il contrario. Qualora venga appurato che il deposito sia alimentato in maniera più frequente e costante da una sola delle parti in causa, sta a questa dimostrare l’eventuale non imponibilità per i movimenti effettuati al di fuori della propria attività lavorativa.

Inoltre, effettuare un versamento su un conto corrente cointestato, non significa automaticamente che si tratti di una donazione verso gli altri intestatari del conto. A dirlo è una una sentenza della Corte di Cassazione, la numero 25684 del 22 settembre 2021, riportata alla luce da Il Giornale. La questione riguarda una coppia di coniugi: il marito aveva effettuato un prelievo senza farlo sapere alla moglie, che precedentemente aveva versato sul conto del denaro guadagnato da lei. L’uomo sosteneva che quei soldi gli erano stati donati, o almeno così credeva; dal canto suo, la moglie riteneva di essere stata derubata del suo denaro. La donna, denunciando il fatto, automaticamente poneva per implicito che non aveva affatto donato il denaro al marito. C’è comunque bisogno di una dichiarazione specifica per far sì che il versamento sul conto possa essere considerato come un regalo. Non è possibile impossessarsi dei soldi senza il consenso del cointestatario e, inoltre, l’operazione rischierebbe di finire nel mirino del Fisco, che può tassare il contribuente per proventi derivanti da attività illecita.

Chi decide? 

Inoltre, con la sentenza numero 25684 del 22 settembre 2021, la Corte di Cassazione ha deciso che non si può prelevare il denaro se non c’è la volontà di uno dei due: anche se il conto è in comune, una parte non può prelevare senza il consenso dell’altra. In caso uno dei cointestatari dovesse avere a carico una procedura esecutiva di pignoramento, ad esempio, il conto corrente cointestato con un’altra persone verrebbe bloccato per una somma pari al 50% delle somme presenti all’interno del conto corrente al momento del pignoramento. Tutte le entrate successive nel conto verrebbero quindi bloccate e pignorate per un limite massimo del 50%. Il debitore può quindi prelevare somme dal conto cointestato per pagare il proprio debito solo se l’altro cointestatario non si oppone.

In caso di divorzio?

In caso di un conto cointestato tra marito e moglie e conseguente divorzio, le somme sul conto corrente verrebbero divise per il 50% all’uno e all’altro coniuge. Fatta salva l’eventualità che uno dei due dimostri che le risorse economiche depositate sul conto corrente siano frutto esclusivamente della giacenza del diretto interessato. In questo caso è possibile che le somme vengano divise in maniera diversa o non divise affatto. Sebbene nessun titolare di conto possa rimuovere un altro titolare di conto da un conto cointestato senza il consenso dell’altra persona, poche banche impediscono di prelevare o trasferire l’intero saldo da solo. Serve il recesso unilaterale di una delle parti con un preavviso è di 15 giorni. Non è invece possibile revocare la cointestazione inizialmente fatta per togliere un titolare dal conto corrente cointestato.

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