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Aumento del canone Rai, arrivano i primi no

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Riccardo Magliano

Quando si parla di Canone Rai, la definizione viene sempre confusa. In virtù di questo potrebbe sembrare offensivo estenderne il pagamento anche per chi guarda tv in streaming sui cellulari, ma questo è quello che potrebbe succedere.

La proposta di estendere il pagamento della tassa per il possesso di un apparecchio televisivo, comunemente noto come Canone Rai, potrebbe far storcere il naso a molti. La proposta è arrivata in seguito alla richiesta dell’amministratore di RAI, Carlo Fuortes, di maggiori fondi per l’emittente televisiva di stato, i cui introiti sono calati di 792 milioni di euro. La proposta permetterebbe di intercettare il pagamento di tutta quella fascia di persone che non tiene un dispositivo telvisivo in casa, ma si limita a guardare televisione in streaming da dispositivo cellulare, utilizzando le app di Netflix, Amazon Prime Video, Disney+, ecc.

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Non è chiaro come cambierebbero le dinamiche della tassa nel caso la proposta venga approvata. Non si sa se cambierà il metodo di pagamento, e dall’attuale metodo di accredito sulla bolletta della luce si passerà a un altro metodo. Non è chiaro neanche se l’importo della tassa rimarrà lo stesso di adesso, ovvero 90 euro all’anno diviso in quote bimestrali da 18 euro ciascuna. Di sicuro sarà un problema capire come e a chi far pagare la tassa, visto che se venisse considerato il cellulare come mezzo di ricezione del segnale televisivo, sarà d’obbligo ridiscutere se far pagare chiunque abbia un telefono cellulare e una app di streaming, oppure solo chi ha un cellulare senza considerare una app di streaming. Inoltre, potrebbe anche essere messa in discussione la possibilità di pagare la tasse per l’intero nucleo familiare, visto che non sarebbe più scontata la visione della TV da un solo dispositivo, o da più dispositivi in una stessa abitazione.

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Se questa proposta venisse approvata si creerebbe, oltre che al prevedibile malcontanto della popolazione, anche una forte spaccatura con il passato, visto che RAI stessa andarebbe a modificare una propria affermazione di qualche anno fa, secondo cui un computer che accede ad un servizio streaming tramite internet e non tramite segnale televisivo non rientra nei criteri della tassa. Con questa modifica si andrebbe a scardinare completamente questa dichiarazione, già affievolita da quando si è cominciato a considerare i computer come apparecchi di potenziale ricezione televisiva. Ci sono molte incognite intorno a questa proposta, quindi non resta che aspettare ulteriori discussioni, visto che non se ne saprà di più fino al 2022.

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