Evasione fiscale, quando puoi davvero finire in galera

Il decreto Fisco del 2020 ha inasprito le pene per quanto riguarda l’evasione fiscale e stabilito nuove soglie di punibilità. Ecco quali sono.

Evasione fiscale, quando puoi davvero finire in galera

L’evasione fiscale, se al di sotto di determinate soglie, non è un reato, ma illecito amministrativo e può essere sanata con il pagamento di una sanzione pecuniaria. Tuttavia, se l’evasione supera determinate soglie, diventa reato penale e come tale punita. Dunque, anche con il carcere.

Sebbene sia raro finire in prigione per evasione fiscale, ci sono dei casi in cui la reclusione è espressamente prevista dal codice penale. E dal 2020 le pene sono state modificate nella direzione di un maggior inasprimento. Non solo: sarà anche più “facile” commentare un reato, poiché sono state abbassate le soglie che fanno scattare il penale.

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Quando è previsto il carcere per l’evasione fiscale

Per la dichiarazione infedele, se prima i contribuenti disonesti rischiavano da 1 a 3 anni di reclusione, adesso ne rischiano da 2 a 5.

Per la la dichiarazione fraudolenta attraverso fatture o altri documenti per operazioni inesistenti la pena, nel caso in cui le fatture superino i 100mila euro, sale dagli attuali 1 anno e sei mesi di minimo e 4 di massimo a un minimo di 4 anni e un massimo di 8. 

Invece, per la frode carcere da 4 a 8 anni, contro gli attuali 1 anno e 6 mesi di minimo e 6 di massimo. Chi invece abbia omesso di presentare la dichiarazione e contestualmente non abbia versato imposte oltre i 100mila euro rischierà da 2 a sei anni, mentre oggi la pena va da un minino di 1 anno e mezzo a 4 anni. Chi occulta o distrugge documenti contabili rischierà dai 3 ai 7 anni, rispetto alla precedente pena che andava da 1 a 6 anni.

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La confisca dei beni

Evasione fiscale, quando puoi davvero finire in galera

Nel decreto sono state previste altre due misure. La prima estende ai reati tributari gravi la confisca per sproporzione al condannato che non sia capace di dimostrare la legittima provenienza di denaro o beni.

Inoltre, con l’obiettivo di colpire con la confisca anche la società a vantaggio della quale è stato commesso il reato, il decreto prevede anche per i reati tributari la responsabilità amministrativa dell’impresa in base alla legge 231.

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