I supermercati non potranno più vendere pane sfuso, ecco perchè

Il Consiglio di Stato, con una recente sentenza, ha vietato la vendita del pane in modalità self service nella Grande Distribuzione Organizzata.

Ora è certo: i supermercati non potranno più vendere pane sfuso. A dirlo una sentenza del Consiglio di Stato che ha dato ragione ai panificatori artigiani, dopo una lunga battaglia portata avanti dai piccoli produttori di pane, che soffrono la carenza di chi acquista. Un braccio di ferro, quello tra i fornitori e i giganti del commercio, iniziato a dicembre 2020, quando i carabinieri dei Nas di Lecce hanno sequestrato 23 chilogrammi di pane e imposto la sospensione della vendita in modalità self service ad un supermercato, che a sua volta aveva presentato ricorso. Ma il consiglio di Stato si è poi pronunciato, giudicando inammissibile il ricordo ed evidenziando come la modalità di vendita self service di pane sfuso non garantisce né rispetta le esigenze di sicurezza alimentare.

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La sentenza afferma, inoltre, che il pane sfuso ottenuto da completamento di cottura del pane precotto deve essere confezionato prima della messa in vendita. “Ad appena due anni dalla nostra prima vittoria nella quale entrò il vigore il divieto da parte della Grande Distribuzione di denominare il pane precotto con la dicitura “Pane Fresco”, con questa nuova sentenza del Consiglio di Stato, si sancisce il coronamento positivo di un’altra battaglia combattuta nei confronti di una prassi consueta nella grande distribuzione ritenuta a maggior tutela della salute dei consumatori”, ha detto Maria Amelia Lai, presidente di Confartigianato Imprese Sardegna. A farle eco Daniela Serra, Segretario Regionale di Confartigianato Imprese Sardegna. “Questo è l’ennesimo passo in avanti di una situazione che vede i piccoli combattere contro pratiche non corrette che stanno diventando sempre più frequenti e pesanti e che minano la crescita e la sopravvivenza dei panificatori indipendenti. Una condizione, questa del pane sfuso che metteva i piccoli panificatori in una situazione di grave inferiorità”, dice Daniela Serra.

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La sentenza sembra esprimersi in favore “delle oltre 930 attività artigiane della panificazione, con quasi 3mila addetti, che ogni giorno nell’Isola sfornano decine di tonnellate di pane e altri tipi di prodotti della panificazione, rispettando un rigido sistema di controllo alimentare, l’HCCP, introdotto dal legislatore per garantire la sicurezza e l’igiene dei servizi e dei beni destinati alla vendita”, dicono le associazioni. Confartigianato Sardegna ha ricordato che il pane è un prodotto che necessita di precauzioni igienico sanitarie del caso.

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