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Giacenza sul conto corrente, quando il Fisco inizia a farci caso

Published by
Riccardo Magliano

Un conto corrente aperto sarà sempre soggetto alla possibilità di controlli da parte del Fisco. La loro occupazione è proprio quella di evitare frodi che riguardano il denaro. Esattamente però, quando il Fisco potrebbe decidere di eseguire i suoi controlli?

Il conto corrente è lo strumento più utilizzato da lavoratori dipendenti, autonomi, partite IVA, pensionati, disoccupati e imprenditori per eseguire operazioni di circolazione di denaro. Praticamente tutti ne hanno uno, data la sua utilità, sopratutto in questo periodo che la politica cerca sempre più di diminuire la circolazione di denaro contante. Un conto corrente serve per eseguire operazioni di circolazione come bonifici di pagamento, accrediti dello stipendio o dei compensi per i professionisti al termine di una prestazione. Il Fisco ha sempre mezzi per controllare i conti correnti dei contribuenti, proprio perché sono così comunemente utilizzati e i passaggi di denaro sono sempre tracciabili.

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Esiste un innesco, una situazione che possa portare il Fisco a cominciare i controlli su un conto corrente? Non esattamente. Non esiste un importo minimo o massimo all’interno di un conto corrente che possa attirare le attenzioni dell’Agenzia delle Entrate. Quello che attira i suoi sospetti è, piuttosto, un’operazione di entità o modi sospetti. Operazioni frequenti con cifre più alte del normali, o pagamenti e operazioni in contanti che eccedono il limite di 1.000 euro, limite massimo spendibile in un’operazione con denaro contante a partire dal 2022. Il limite sarà infatti abbassato rispetto a quello di 2.000 euro attuale proprio per la scelta politica del governo italiano di limitare l’utilizzo del denaro contante sul territorio nazionale. Questo perché un’operazione effettuata con denaro contante non è tracciabile, quindi molto più utilizzata per le operazioni illegali: riciclaggio di denaro sporco, pagamenti in nero, e altri comportamenti illegali, sopratutto legati all’evasione fiscale.

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Le informazioni sulle giacienze di un conto corrente, e quindi di tutte le operazioni relative arrivano all’attenzione dell’Agenzia delle Entrate tramite lo strumento della dichiarazione dei redditi. Dal momento della presentazione della dichiarazione, ogni anno, in qualsiasi momento entro i successivi 5 anni possono cominciare i controlli dell’Agenzia sulle operazioni considerate sospette. Il contribuente è quindi tenuto a conservare la documentazione di tutte le operazioni effettuate per tutto il tempo. La cosa da fare per evitare di attirare attenzioni indesiderate è quindi non effettuare operazioni in contanti che eccedano il limite consentito. Anche se fatto in buona fede, un comportamento del genere potrebbe far arrivare delle noie.

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