L’Ucraina ferma il passaggio del gas russo. Una pessima notizia per i nostri risparmi

La guerra in Ucraina si combatte anche dal punto di vista economico. L’Ucraina decide di chiudere uno dei principali gasdotti utilizzati dalla Russia. Le conseguenze per il nostro paese sono serie.

Mercoledì 11 maggio, da Kiev è partito l’ordine di chiusura di uno dei principali gasdotti utilizzato dalla Russia per le esportazioni. L’hub di Novospkov, nella parte orientale dell’Ucraina, attualmente controllata dai separatisti sostenuti da Mosca, è stato chiuso per la prima volta dall’inizio del conflitto, infliggendo un duro colpo alle esportazioni russe verso l’occidente. La decisione di Kiev è arrivata a causa della presunta interferenza con il gasdotto delle forze occupanti, che avrebbero sifonato il gas a partire dall’hub di Novospkov. Il danno per le esportazioni del colosso d’oriente è grave, in quanto sembra stimato che una deviazione del gas verso l’hub principale di Sudzha, a nord, sembra essere tecnologicamente impossibile.

Per l’Unione Europea questa storia si traduce in ancora più problemi. Dopo le sanzioni alla Russia, messe dopo l’attacco alla frontiera Ucraina, l’Europa si sta trovando davanti a diversi problemi per quanto riguarda l’approvigionamento energetico. Molti paesi europei, in particolare la Germania, ma anche l’Italia per buona parte, sono dipendenti dalle importazioni di gas e petrolio dalla Russia e la guerra ha già dato un duro colpo alle importazioni energetiche. La diretta conseguenza è che il costo di tali materie prime è aumentato, e di conseguenza le bollette dell’energia e il carburante. Questo ulteriore taglio delle esportazioni russe di gas metano significa che in Europa ci sarà ancora meno gas, e quello che c’è aumenterà ancora di prezzo. Un semplice aggravarsi delle problematiche già esistenti.

In questi giorni tutti i paesi europei e l’UE come entità sovranazionale, stanno stanziando fondi per gli aiuti alla popolazione. Il Governo italiano ha emesso il decreto Aiuti, che farà in modo che quante più persone possibile possano accedere agli aiuti di Stato che controbilancino la perdita di potere d’acquisto. Intanto si pensa ad una strategia per far fronte alla dipendenza di gas da Mosca. La strategia dell’Italia si compone di due parti. La prima è quella di aumentare la produzione nazionale, che tuttavia non è abbastanza per il fabbisogno italiano di energia. La seconda solo i patti commerciali con l’Algeria, su cui il Governo Draghi sta puntanto molto. L’Algeria dovrebbe riuscire a fornire 5 miliardi di metri cubi in più già a partire da giugno, per poi aumentare la produzione fino a 9 miliardi di metri cubi dal 2023.

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