Troppi problemi tutti insieme, perchè Draghi non riesce più a salvare l’Italia

L’economia italiana sta vivendo uno dei suoi periodi peggiori: tra il Covid, e la guerra, passando per l’inflazione e i tassi d’interesse crescenti, per gli italiani i prossimi mesi si presentano densi di nubi fosche. E le elezioni in arrivo sono un’ulteriore incognita. E il governo?

Sono molti i cittadini che si chiedono cosa potrà mai fare il governo Draghi, nato in una fase di netta emergenza nazionale (economica, sociale, sanitaria) con lo scopo di risollevare le sorti del paese, per farci risalire la china. La situazione di crisi è ormai evidente: i segnali ci sono tutti.

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Il debito cresce a dismisura. La dipendenza energetica è una spada di Damocle sull’intera popolazione. Gli stipendi troppo bassi non riescono a tenere il ritmo dell’inflazione e della perdita del potere d’acquisto. La crescita è pari zero e i lavori stabili sono una rarità. Tutti elementi che delineano un quadro, in un tragico sistema Italia, in cui emerge la criticità di un oblio dal quale sembra complicato rialzarsi.

Eppure, i dati del Pil e la presenza, nella più alta carica politica governativa di una delle figure di maggior spicco d’Europa, con tanto di riconosciuto prestigio internazionale (Mario Draghi), avrebbero dovuto essere tasselli su cui costruire una nuova rinascita.

E invece, la guerra tra Russia e Ucraina ci ha ricordato come la nostra economia dipenda dalle materie prime e dalle fonti energetiche di altri, e che la frenata economica globale mette in ginocchio le nostre imprese.

Crisi economica: cosa può succedere

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La crescita dell’inflazione sta corrodendo gli stipendi italiani, mentre l’aumento dei tassi d’interesse e il rallentamento degli acquisti di titoli di debito pubblico della Banca Centrale Europea fa del nostro debito una tassa sul domani delle generazioni future.

L’Italia ha un debito alto e una crescita molto bassa, con l’occupazione che galoppa e la disoccupazione giovanile tra le più alte in Europa. Da più parti si sta spingendo verso una politica relativa all’aumento dei salari per aiutare le famiglie, ma siamo ancora a livello di discussioni teoriche.

E mentre molte imprese chiudono e i prezzi dei beni di consumo aumentano, la situazione è nelle mani del governo di Mario Draghi, chiamato a prendere delle decisioni in tempi brevi su molti aspetti, specialmente in funzione della nostra interdipendenza con l’Europa.

Le prospettive dell’economia nazionale

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Ci si augura che la guerra finisca e che i prezzi delle materie prime scendano, mentre che, dall’Europa, Lagarde e la Bce siano accomodanti quanto al nostro debito.

In verità, la situazione caracollante delle ‘tasche’ italiane, specchio evidente di quanto accade a livello d’alta finanza globale e, nel dettaglio, europea, è tutt’altro che una antitesi rispetto alle chance di rinascita che sono legate, ad esempio, alle fonti monetarie che ‘ fondi’, famigerati europei possono concederci.

In quadro politico piuttosto disomogeneo, con alleanze ballerine e smottamenti di intese più o meno solide a ogni giro di valzer elettorale, ultimo dei quali quello delle recentissime elezioni amministrative di Giugno 2022, gli equilibri stessi che il governo Draghi può fornire in ottica di prospettive di crescita nel lungo periodo sono pur sempre ipotetiche.

Quello che, finora, è stato fatto, pur sembrando comunque importante come nel caso dei diversi bonus e benefit concessi a famiglie, imprese, percettori di redditi o altro, è una goccia nel mare di iniziative di lunga gittata, le uniche in grado, al fianco di una continuità governativa effettiva, di poter dare fiato vero a speranze di rinnovamento sociale e economico.

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