Troppi impegni e scadenze fiscali: commercialista si suicida al 9 mese di gravidanza

Suicida al nono mese di gravidanza: alla base ci sarebbero i troppi impegni e le scadenze fiscali. Un dramma, quello di una 36enne, da cui parte però una nuova, netta esigenza. “Ora impediamo al Fisco di uccidere”

In parlamento tre emendamenti per aiutare a dirimere un problema, fin troppo sottovalutato, che per qualcuno, sommariamente, riguarderebbe le commercialiste. Si parte dalla storia di Elena, suicida al nono mese di gravidanza: perché? Che cosa è successo?

famiglia
famiglia / Fonte: missionerisparmio.it

La storia di cui ci occupiamo parte circa sei mesi fa. A 36 anni, Elena – nome inventato – si getta dal balcone della sua casa a Torino. Sposata da poco, incinta al nono mese di gravidanza, non è riuscita a reggere il peso del “lavoro”.

Troppe le scadenze, le responsabilità verso i clienti, la preoccupazione di non riuscire a star dietro ai carichi fiscali. Capita, o potrebbe, per estensione, a molti lavoratori in ogni ambito, autonomi, partite iva o dipendenti. Ma la storia in questione ha fatto scalpore, andando ad aprire un nuovo dibattito.

Quello che è diventato un po’ il cado delle mamme commercialiste, come qualcuno lo ha inteso bollare: ovvero, donne che si trovano nella complicata condizione di dover partorire proprio mentre si avvicinano le scadenze del Fisco. Cosa fare al riguardo?

Stress da scadenze fiscali: come intervenire

fisco /fonte: Pexels

Si sta cercando di sensibilizzare chi di dovere sulla posizione critica e tesa di chi è quasi costretta a partorire in ufficio. Donne che si sono viste costrette a fare i ‘miracoli’, a volte, tra una corsa notturna in ospedale e gli impegni fiscali. “La prima cosa che ho fatto è stato avvertire la collega e ricordarle tutte le scadenze del giorno”, dice una neo mamma.

Di storie così ne esistono fin troppe, tutte complesse e articolare. “Per un periodo mi dimenticai di essere incinta”, poi una volta partorito “allattavo la piccola e chiudevo i bilanci”., dice un’altra madre. Un lavoro senza sosta: pena perdita del lavoro.

Il problema è articolato. Se sei un dipendente pubblico o privato, quando giunge il momento di dedicarsi al bimbo vai in maternità. Però il caso delle commercialiste è una eccezione: se salta una scadenza, il cliente è nei guai. E bisogna fare di tutto, fin troppo, per provare a mentenere il lavoro.

Le soluzioni al tema delle mamme commercialiste

fisco / Fonte: Pexels

Il problema principale è legislativo. Dopo il tragico caso di un’altra madre, una commercialista uccisa dal cancro e obbligata a lavorare fino al giorno della morte attaccata alle flebo, la politica si è mossa e ha approvato un emendamento alla legge di Bilancio per tutelare la malattia dei professionisti.

Resta ancora il ‘problema’ della gravidanza: una professionista, al parto, deve comunque fare i conti con le scadenze improrogabili del Fisco se non vuole sanzioni. Come fare? Sonon stati depositati tre emendamenti al decreto Semplificazioni da parte di Lega, Fratelli d’Italia e Azione. Con le firme degli onorevoli Ravetto, Bignami e Angiola, i provvedimenti faranno il loro corso.

L’obiettivo è quello di garantire che – in situazioni di inadempienza di un obbligo verso la pubblica amministrazione – nelle 14 settimane pre e nelle 14 settimane post parto “nessuna responsabilità” possa essere messa a carico alla professionista o al suo cliente.

Nello specifico, per adempimenti si considerano tutti quelli esercitati dalle commercialiste verso la Pa, in particolare “gli “obblighi di natura tributaria, contributiva, assicurativa, previdenziale, di accertamento e giudiziaria”. In poche parole: se stai partorendo, non devi temere alcuna scadenza. Non ci saranno sanzioni e avrai diritto recuperare il tutto a tempo debito.

Gestione cookie