Pensioni, chi davvero potrà andarsene il 1° gennaio 2023

Cresce l’attenzione per chi dovrà terminare il proprio rapporto di lavoro. Ecco chi finalmente potrà andare in pensione a partire dal 1° gennaio 2023

Nonostante l’attesa per la nuova riforma delle pensioni, questa non sembra affatto pronta e i tempi si allungano notevolmente. Il governo sembra temporeggiare, a fronte anche delle continue tensioni all’interno della maggioranza causate, in particolare, da Lega e Movimento 5 Stelle.

(Ansa)

Si aspetta, infatti, i frutti delle discussioni tra il governo e sindacati, ferme ormai da più di quattro mesi e si affaccia sempre di più la possibilità di un ritorno alla tanto temuta legge Fornero. Intanto cresce l’attenzione per chi dovrà terminare il proprio rapporto di lavoro. Ecco chi finalmente potrà andare in pensione a partire dal 1° gennaio 2023.

Ecco chi potrà andare in pensione a partire dal 1° gennaio 2023

Con un ritorno alla Legge Fornero la pensione di vecchiaia tornerebbe a 67 anni con 20 anni di contributi. Un’opzione che sindacati, lavoratori e governo stesso vorrebbero evitare. Si punta, quindi, all’ipotesi portata avanti da Tridico. Quota 41 con pensione ottenibile con 41 anni di contributi (a prescindere dall’età), invece, sembra tramontare definitivamente, a causa dell’insostenibilità economica.

L’idea di Tridico, chiamata “pensione in due tempi” prevede la possibilità per quei lavoratori che intendono terminare il rapporto lavorativo definitivamente di andare in pensione a 63 o a 64 anni. In questo caso, verrebbe preso in considerazione il rateo della pensione con il contributivo solo fino al compimento dell’età per la pensione di vecchiaia, ovvero a 67 anni. Da 67 anni in poi spetterebbe la parte calcolata con il sistema retributivo.

L’ipotesi è chiamata così proprio perché la pensione sarebbe ricevuta proprio in due tempi. Una proposta “di flessibilità – secondo Tridico – che lascia invariati i pilastri fondamentali del sistema contributivo”.  Un modo per evitare un dissanguamento delle casse dello Stato e che potrebbe mettere d’accordo le forze politiche che formano la maggioranza.

(ANSA/MAURIZIO BRAMBATTI BT)

Ad oggi ci sono tre opzioni principali al vaglio delle decisioni da parte del governo. La prima opzione riguarda il calcolo contributivo della pensione nei casi in cui si esca dal mondo del lavoro a 64 anni e con 35 anni di contributi, con una maturazione di 2,2 volte l’assegno sociale.

Una seconda ipotesi riguarda la depenalizzazione del 3% della parte retributiva dell’assegno rispetto ad ogni anno di anticipo, rispettando però il formato “64+35”. Mentre la terza opzione è l’ipotesi lanciata da Tridico: 63 anni e 20 di contribuzione della quota contributiva dell’assegno.

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