Prezzo del gas, abbiamo un altro problema e non è Putin

Ci sono le ultime novità relativi alla crisi energetica in Italia e al prezzo del gas. C’è un altro problema, oltre a Putin e alla Russia. Ecco cosa sta succedendo.

Situazione instabile quella che sta vivendo l’Europa in questo momento in merito alla crisi energetica. Tra gli stati più penalizzati da questa situazione c’è l’Italia con i cittadini che sono costretti a pagare delle super bollette a causa degli aumenti. Il ministro della Transizione ecologia, Roberto Cingolani, è stato chiaro. Ecco il suo intervento.

Putin

Roberto Cingolati ha fatto sapere che, nel caso in cui l’Unione Europa non dovesse trovare una soluzione alla crisi energetica con il tetto massimo al prezzo del gas, l’Italia provvederà autonomamente.

Prezzo del gas, abbiamo un altro problema e non è Putin

Gazprom ha minacciato l’Europa, nel caso in cui ci fosse il tetto al prezzo del gas. Con questa misura, infatti, il rischio è quello di trovarsi senza forniture russe. La volontà dei russi è quella di sfruttare la speculazione finanziaria sul mercato olandese per vedere il gas a prezzi più alti rispetto al passato.

Il tetto massimo del prezzo del gas non dovrebbe interessare solo la Russia ma anche altri fornitori. In questo caso, però, realmente l’Europa rischierebbe di rimanere senza gas. Nei giorni scorsi, infatti, sono arrivate le parole del primo ministro norvegese Jonas Gahr Store che si è detto scettico su questa ipotesi del tetto massimo al prezzo del gas.

La Norvegia sta provando, con la propria fornitura, a rimpiazzare la Russia come fornitore di energia. Sono state innalzate le esportazioni, per quest’anno, con 122 miliardi di metri cubi: di questi ben 90 solo agli stati membri dell’Unione Europea. Ciò però non basterà a rimpiazzare la Russia che, ha venduto all’Europa l’anno scorso, ben 155 miliardi di metri cubi di gas.

Al di là di ciò che succederà, da questo quadro esce fuori una Norvegia che sta facendo degli ottimi affari dal punto di vista economico. Per quest’anno, infatti, sono previste delle entrate pari a 933 miliardi di corone per la vendita di petrolio e gas (ben 100 miliardi di euro). Una vera e propria fortuna con la Norvegia che riesce a sfruttare gli idrocarburi a sostegno della propria economia.

Il ragionamento del ministro Cingolani è abbastanza chiaro ma si scontra con la realtà. L’anno scorso, per esempio, l’Italia ha consumato circa 815 mln di mega-wattora all’anno. Agli attuali prezzi, costerebbe 165 miliardi di euro. Con il tetto massimo al prezzo del gas a 100 euro, per esempio, lo stato dovrebbe investire 80 miliardi oltre ai 4 punti del Pil. Il problema è che l’Italia non ha questo grande margine per fare una tale manovra fiscale. Serve, pertanto, un intervento dell’Europa che deve essere condivisa. Ma la situazione ad oggi è molto complicata visto che da Bruxelles non intendono intervenire.

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