Sanzioni alla Russa, 10 mila famiglie italiane prossime alla rovina

Le sanzioni alla Russia rischiano di mandare in rovina 10 mila famiglie italiane: ecco perchè.

Dopo l’invasione dell’Ucraina da parte delle truppe russe la Nato ha deciso di intervenire in maniera decisa e severa. Le sanzioni alla Russia difatti nascono con l’intento di mettere in ginocchio il Paese e di conseguenza obbligare Vladimir Putin a ritirare le truppe e dunque a rinunciare alle sue mire espansionistiche.

Sanzioni alla Russia, le ripercussioni sull’Italia / Foto Ansa

Le predette sanzioni però stanno avendo il risultato contrario: ben presto infatti 10 mila famiglie andranno in rovina.

Sanzioni alla Russia:

Tra le aziende che risultano essere colpite dalle sanzioni contro la Russia c’è anche la raffineria di Piolo. Si tratta della quinta in Europa e della seconda più grande d’Europa dove però al momento sta arrivando solamente petrolio dalla Russia. Il motivo risiede nel fatto che le banche creditrici non stanno più fornendo le garanzie necessarie per poter procedere con l’acquisto di petrolio da fornitori diversi.

Sanzioni alla Russia, le ripercussioni sull’Italia / Foto Pixabay

Adolfo Urso, Ministro per le Imprese e il Made in Italy, è intervenuto in merito affermando che in realtà non rientra tra le aziende colpite dalle restrizioni di cui sopra. Nello specifico, ha detto che l’azienda può già da questo momento operare con l’acquisizione di petrolio disponendo delle coperture di natura finanziaria e assicurativa necessaria.

Qual è la soluzione

Ad ogni modo, Roberto Alosi, segretario provinciale Cgil, si è espresso in contrasto con queste dichiarazioni dal momento che ha spiegato che in realtà la soluzione è fondamentale riaprire il credito bancario che risultano ad oggi praticamente bloccate.

Chiaramente in mancanza di materia prima l’impianto non potrà ripartire e questo lo sa bene il ministro Urso. La scadenza fissata al 5 dicembre infatti rischia di mandare in rovina migliaia di famiglie, circa diecimila. Cedendo l’attività ad un proprietario che non sia russo quindi potrebbe consentire di disporre di fonti alternative di greggio. Al di là di questo, l’auspicio è comunque che l’azienda decida di cedere l’attività ad un investitore, sia esso italiano o estero, facendo in modo che venga mantenuta la produzione in modo tale da garantire occupazione.

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