Pignoramento di stipendio e pensione, ecco come funziona

Il pignoramento stipendio e pensione è uno dei molti strumenti di recupero per i creditori. Una misura con un preciso scopo e altrettato precisi limiti.

pignoramento stipendio e pensione

Come strumento per recuperare denaro da un creditore, il legislatore mette a disposizione lo strumento del pignoramento presso terzi, che permette al creditore di aggredire direttamente un credito che il debitore ha nei confronti di un terzo. Nel caso specifico esiste il pignoramento stipendio e pensione, in cui il creditore aggredisce stipendio o pensione del debitore. Secondo la legge questo può essere fatto entro il limite del cosiddetto minimo vitale, per garantire al percettore dello stipendio/pensione un reddito sufficente a sopperire ai suoi bisogni primari.

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Il pignoramento dello stipendio si basa sul fatto che il creditore recupera il suo credito attingendo al credito del proprio debitore, che in questo caso è il suo datore di lavoro. La legge però tutela il debitore garantendogli di poter avere un reddito sufficente per se stesso, quindi il limite massimo della somma che il creditore può ottenere dal pignoramento dello stipendio è un quinto dello stipendio stesso, da calcolarsi sull’importo netto.

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Casi ulteriori

Se il pignoramento dello stipendio avesse come oggetto le somme che sono state accreditate su un conto bancario o postale del debitore, il limite pignorabile equivale a tre volte l’assegno sociale. Nel 2021 l’assegno sociale corrisponde a 460,28 euro, perciò lo stipendio già accreditato al dipendente può essere pignorato fino a un massimo di 1.380,84 euro.

A netto del fatto che un un quinto dello stipendio netto come cifra massima del pignoramento è esatto per la generalità dei crediti, esistono delle eccesioni a seconda della natura del credito da recuperare. Il pignoramento dello stipendio per crediti alimentari, ad esempio, può superare l’importo di un quinto netto, giacché viene deciso dal presidente del tribunale in carica del caso. In questo caso, infatti, occorre tutelare in modo prioritario il creditore alimentare (i figli del debitore in caso di separazione o divorzio).

I crediti degli enti pubblici, invece, ad esempio i tributi non pagati, non può mai essere sforato il limite massimo di un quinto dello stipendio netto.

Se su uno stesso stipendio insistono pignoramenti sia di crediti alimentari, sia di altra natura, la somma complessiva pignorata non può eccedere la metà dell’importo netto dello stipendio.

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