Green Pass, per l’80% degli italiani è più importante della propria privacy

Secondo una nuova ricerca di Kaspersky, la maggior parte degli europei sarebbe disposta a fornire i propri dati personali in cambio del Green Pass.

Cedere la privacy in cambio del green pass? Gli italiani dicono di si. Secondo una nuova ricerca di Kaspersky – che analizza il ruolo e la percezione della privacy negli italiani – la maggior parte degli europei sarebbe disposta a fornire i propri dati personali pur di non subire le restrizioni imposte dal lockdown e di poter godere della propria libertà. Infatti, l’80% degli italiani cederebbe gran parte della privacy, sotto forma di informazioni personali e sensibili pur di avere maggior margine di azione nelle attività quotidiane. Tuttavia, quando si parla di dati personali, bisogna stare molto attenti ai rischi connessi con la cessione delle proprie informazioni.

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Ad esempio, alcuni rischi erano già stati evidenziati per quanto riguarda la pubblicazione del Qr code sul Green Pass sui social, che potrebbe rappresentare un rischio notevole. A dirlo, il Garante della Privacy che ha messo in allarme gli utenti sui rischi di una pratica spontanea ma che meriterebbe maggiore attenzione. Infatti, il Qr-Code del Green Pass è un codice a barre bidimensionale che contiene però un numero elevato di informazioni personali e dati privati, apparentemente invisibili. Eppure, chi sa come procedere, può facilmente leggere il Qr-Code. Ad esempio, un perfetto estraneo potrebbe conoscere le date in cui il vaccino è stato fatto, ma anche quale, le date dei tamponi, il loro risultato, l’eventuale nostra positività al Covid. Informazioni, queste, che sono comunque private.

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La lettura del Qr Code deve inoltre avvenire tramite l’App del Governo, unico modo efficace per schermare i dati che non occorre far conoscere. Il QR-code, insomma, contiene dati personali e sanitari su cui dovrebbe rimanere garantita la privacy. Il garante invitava a mostrare il Qr-Code solo alle Forze dell’Ordine o chi è autorizzato dalla Legge a poterne richiedere la visione e l’esibizione in quanto il codice lascia nel web una serie di tracce e dati personali e sanitari che chiunque potrebbe utilizzare per finalità malevole, come truffe mirate oppure per finalità di profilazione commerciale.

E la privacy? 

La ricerca di Kaspersky si basa sulle interviste condotte su un campione di 8 mila persone di nove Paesi europei. Eppure, per gli italiani la questione della privacy non sembra essere prioritaria. Secondo lo studio, infatti, molti sarebbero disposti a cedere i propri dati senza preoccupazioni in cambio di maggiori libertà. “Nonostante molti europei siano disposti a rinunciare ai loro dati personali in cambio di maggiore libertà, è importante che i governi nazionali siano più trasparenti sulle politiche di raccolta e archiviazione dei dati, per costruire un rapporto di fiducia con i cittadini e superare in sicurezza la pandemia”, ha dichiarato Morten Lehn, General Manager Italy di Kaspersky.

Ben il 36% degli italiani si è detto disposto a condividere i propri dati sanitari in cambio di vacanze all’estero, mentre per il 23% la possibilità di tornare nei bar o nei ristoranti sarebbe un buon compromesso per fornire i dati personale. La possibilità di partecipare a grandi eventi, invece, spingerebbe il 24% a cedere le proprie informazioni. Minore la possibilità di chi è interessato a ricominciare a frequentare i centri commerciali ( 22%). Secondo lo studio, L’Italia è tra le nazioni maggiormente preoccupate di come vengono gestiti i dati individuali. Il 98% dichiara che la privacy è un argomento importante, ma solo il 63% degli italiani ritiene di avere effettivamente il controllo sulle organizzazioni che vi hanno accesso. L’85% degli intervistati è preoccupato della fine dei propri dati personali.

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