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Reddito di Cittadinanza anche per chi rifiuta il lavoro, la riforma non cancella il sussidio

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Riccardo Magliano

All’interno del Governo sono ancora scontri sul tema del Reddito di Cittadinanza. La nuova Legge di Bilancio porterà dei cambiamenti significativi alla misura.

La maggioranza che compone il Governo Draghi comprende al suo interno molte voci in aperto contrasto tra loro. Il reddito di cittadinanza è una delle questioni più divisive, tra chi lo considera un fallimento al pari di Quota 100 e vorrebbe che fosse chiuso, e chi lo difende a spada tratta come uno degli strumenti principali di sostegno per le famiglie più povere del nostro paese. Il premier Draghi in questo dibattito è sempre rimasto in disparte, preoccupato, secondo molti, di come una sua presa di posizione da una parte o dall’altra possa spaccare definitivamente la maggioranza che sostiene il suo governo.

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Chi la normativa sul reddito di cittadinanza dovesse subire dei cambiamenti era chiaro ormai a tutti, e per venire incontro a chi critica alcuni punti della misura, durante le discussioni del Consiglio dei Ministri sulla nuova Legge di Bilancio sono stati proposti alcuni cambiamenti significativi per quanto riguarda il reddito di cittadinanza. Le ipotesi al momento sul tavolo sono diverse, in attesa che entro mercoledì il Documento programmatico di Bilancio sarà inviato a Bruxelles. Si pensa, prima di tutto, ad una separazione del sussidio anti-povertà dall’incentivo al ricollocamento dei lavoratori, riprendendo il vecchio reddito di inclusione del governo Gentiloni. I due terzi dell’Rdc è destinato proprio alle fasce più indigenti della società, mentre il terzo restante che è dedicato alle politiche attive.

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Si pensa a rafforzare i centri per l’impiego oltre che a una riforma degli ammortizzatori sociali, ancora bloccata tra ministero del Lavoro e ministero dell’Economia. L’assegno di disoccupazione universale potrebbe diventare infine un’alternativa al reddito per instradare i disoccupati verso una formazione che consenta loro di reinserirsi nel mondo del lavoro, così da escludere dalla platea del reddito coloro che hanno perso l’occupazione e sono sussidiati. Si pensa anche a rafforzare un sistema dei controlli per evitare i “furbetti del reddito”.

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