Se stai per aprire partita IVA: ecco quanto pagherai di tasse ogni anno

Aprire una partita Iva può risultare necessario ma ci sono dei costi da sostenere. Ecco quali e come si calcolano.

Quando si decide di aprire una partita IVA, bisogna considerare diversi fattori, a partire dalla convenienza fino ai costi da sostenere che possono spaventare. Chiunque decida di aprire un’attività in proprio – ma anche freelance che iniziano l’attività e piccoli imprenditori – deve mettere in conto la necessità di doverlo fare. Infatti, qualora si superino i limiti della prestazione occasionale, non resta altro che ricorrere alla P.Iva. Prima di aprirla, però, ci sono diversi fattori da considerare. Le condizioni di partenza sono due: da un lato, continuità e l’abitualità dell’esercizio dell’attività; dall’altro, la professionalità e l’esercizio in forma organizzata dell’attività. Un lavoratore autonomo o un professionista potrebbero guadagnare molto di più o anche molto di meno aprendo partita iva, dal momento che i fattori e le variabili in gioco sono moltissimi.

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I costi sono comunque legati alla gestione della P.Iva, a partire dall’iscrizione al registro delle imprese tenuto dalla Camera di Commercio competente. In questo caso i costi da sostenere sono di circa 150 euro all’anno. Ci sono poi i contributi previdenziali. In questo caso l’onere varia a seconda dell’iscrizione alla gestione separata INPS, della gestione artigiani e commercianti INPS o dell’iscrizione alla cassa di previdenza obbligatoria dei professionisti. In questo caso l’onere è variabile a seconda del reddito. C’è poi l’ imposta sostitutiva del regime forfettario. Il regime di tassazione è pari al 5% del reddito dell’attività (per i primi cinque anni). Successivamente si passa con tassazione al 15%. Infine la SCIA, comunicazione certificata di inizio attività. Si tratta di una pratica che deve essere presentata al Comune ove si inizia l’attività. In questo i costi per diritti e bolli variano ma si rimane intorno alle 300 euro.

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La tassazione

Nel caso del regime ordinario delle partite Iva – come ricostruisce Business online – il quadro delle tassazione è invece il seguente:

  • fino a 15.000 euro (reddito imponibile), 23% (aliquota), 23% del reddito (imposta dovuta sui redditi intermedi compresi negli scaglioni)
  • da 15.001 fino a 28.000 euro (reddito imponibile), 27% (aliquota), 3.450 + 27% sulla parte oltre i 15.000 euro (imposta dovuta sui redditi intermedi compresi negli scaglioni)
  • da 28.001 fino a 55.000 euro (reddito imponibile), 38% (aliquota), 6.960 + 38% sulla parte oltre i 28.000 euro (imposta dovuta sui redditi intermedi compresi negli scaglioni)
  • da 55.001 fino a 75.000 euro (reddito imponibile), 41% (aliquota), 17.220 + 41% sulla parte oltre i 55.000 euro (imposta dovuta sui redditi intermedi compresi negli scaglioni)
  • oltre 75.000 euro (reddito imponibile), 43% (aliquota), 25.420 + 43% sulla parte oltre i 75.000 euro (imposta dovuta sui redditi intermedi compresi negli scaglioni)

Oltre al calcolo delle tasse, tutte le partita Iva deve procedere al versamento dei contributi previdenziali che variano a seconda dell’attività svolta. Il reddito complessivo è dato dalla somma dei redditi imponibili netti di reddito da lavoro dipendente e assimilati, reddito da lavoro autonomo ed esercenti arti o professioni; reddito di impresa, redditi fondiari, reddito di capitali, redditi diversi. Si aggiungo il reddito imponibile ovvero la differenza tra il reddito complessivo e gli oneri deducibili e le eventuali perdite di anni precedenti, l’imposta lorda ottenuta applicando al reddito imponibile le aliquote progressive corrispondenti ai diversi scaglioni di reddito, l’imposta netta, ottenuta sottraendo dall’imposta lorda precedentemente determinata, le detrazioni previste, gli eventuali crediti d’imposta spettanti. Dall’imposta netta occorre togliere i crediti di imposta, i versamenti d’acconto e le ritenute alla fonte a titolo d’acconto. Solo a questo punto si ottiene l’imposta da versare.

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