Elsa Fornero è certa che si tornerà alla sua riforma. E già scrive ai Sindacati

Mentre è scontro a Palazzo Chigi tra Mario Draghi e i sindacati, Elsa Fornero sembra avere le idee molto chiare sul tema pensioni. 

Elsa Fornero ha le idee chiare sul tema pensioni. L’ex ministro del governo Monti sta per preparare il dopo Quota 100, che come noto scadrà il prossimo 31 ottobre, proponendo la sua soluzione: nessuna Quota 102 o Quota 41, ma piuttosto correttivi che evitino bruschi innalzamenti dell’età pensionabile. Quota 100 , invece, è bocciata in quanto si tratta di una “controriforma in cui tante persone finiscono ingabbiate, giusto abbandonarla”. Intervenuta a La Stampa, Elsa Fornero ha così commentato la misura leghista: “Una specie di trappola a scapito di quelli che maturano i requisiti poco dopo la sua scadenza. È chiaro che serviva uno scivolo prima, forse bisognava intervenire già l’anno scorso”.

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Nessun futuro quindi per le ipotesi Quota 102 e 41, perché tali misure secondo l’ex ministra riprodurrebbero quella ingiustizia nei confronti delle nuove generazioni rispetto alle quali noi stiamo sempre a piangere salvo poi non essere mai conseguenti. Mentre il confronto sulle pensioni è ancora apertissimo, l’ex ministro del Lavoro Elsa ritorna alla carica su La Stampa, rivolgendosi direttamente a Maurizio Landini, il segretario della Cgil.

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“Gentile Maurizio Landini, lei conosce meglio di me la condizione dei giovani nell’Italia di oggi: un tasso di disoccupazione tra i più alti in Europa (29 per cento); nelle età tra i 20 e i 34 anni, uno su tre non studia né lavora; la percentuale di abbandono scolastico è elevatissima, i confronti internazionali sulla preparazione non sono esaltanti e abbiamo una delle più basse quote di laureati. In tutte queste statistiche siamo tra i peggiori in Europa. […] che cos’ha a che fare tutto questo con l’uscita da quota 100 e con la ripresa di un percorso di innalzamento dell’età pensionabile?”, si domanda Fornero.

“Rispondo che è impossibile non vedervi il venir meno di un patto economico tra le generazioni che proprio nel sistema previdenziale trova una delle sue maggiori manifestazioni. Non sarebbe responsabile, ora, effettuare nuovamente scelte in tale materia senza tener conto di questa sconfortante situazione. Intanto, è stato un errore l’avere ridotto il sistema di welfare quasi solo al sistema pensionistico utilizzandolo come grande ammortizzatore sociale, in sostituzione di efficaci strumenti contro la disoccupazione (l’ASpI, poi diventata NASpI, strumento che punta sulle politiche attive, è nata nel 2012), soprattutto nei confronti dei lavoratori meno giovani, ai quali non si è mai offerto nulla se non la reiterazione di cassa integrazione, di mobilità e di uscite anticipate dal lavoro”, conclude l’ex ministra.

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