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Pasta, la data di scadenza non è così importante. Ma a qualcosa devi prestare attenzione

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Riccardo Magliano

Da quanche genitore o nonno ci si sarà sicuramente sentiti dire, magari scherzosamente, che “la pasta non va a male”. Questa affermazione è sostanzialmente vera, ma è il caso di approfondire.

La tendenza degli italiani ad accumulare pacchi su pacchi di pasta nelle proprie dispense è un dato di fatto. Da una parte perché è un alimento semplice da preparare e parte integrante della cucina nazionale, dall’altra perché si può conservare facilmente e per molto tempo. La conservazione della pasta è qualcosa che si da talmente per scontato che non è raro arrivare al punto di avere pacchi di pasta tenuti oltre la data di scadenza. Buttarli via solo per questo sarebbe un errore nella maggior parte dei casi.

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Così come il caffé, il riso, le spezie o altri prodotti secchi, il consumo della pasta è regolamentato dal Termine Minimo di Conservazione (TMC), riconoscibile dalla dicitura sulla confezione dell’alimento, che recita “da consumarsi preferibilmene entro il…”. La differenza con il più comune “da consumarsi entro il…” che troviamo nei cibi freschi, sta nel fatto che questi ultimi vanno incontro, dopo un certo tempo, a un deterioramento del prodotto e conseguente aumento dell’attività microbatterica. Calcolando l’aumento di attività batterica nei cibi freschi, viene prevista la data dopo la quale l’ingerire quei prodotti risulterebbe dannoso per la salute. Al contrario, per i TMC la data di scadenza ha un valore minore, visto che, se conservati nel modo corretto, risultano commestibili senza alcun rischio anche dopo mesi dal suo superamento.

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Quindi cosa succedere alla pasta dopo la data di scadenza riportata? Ovviamente neanche un prodotto secco è immune allo scorrere del tempo. Più si va avanti, infatti, più le proprietà organolettiche dell’alimento scompaiono. Quindi comincerà a perdere sapore, consistenza e fragranza, nonostante rimanga commestibile una volta cotto. Un pacco di pasta scade tipicamente dopo un paio d’anni dall’apertura, ma è possibile consumarlo anche dopo mesi dalla scadenza effettiva senza rischiare intossicazioni alimentari come sarebbe per un formaggio, per esempio, sarà solo una pasta meno saporita e con meno consistenza del solito. Questo a patto che venga conservata nella maniera corretta come riportato nella confezione.

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