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Conti correnti: così ti portano via i soldi, senza che tu te ne accorga

Published by
Tiziano Rugi

In molti non pensano che in determinate situazioni legate alla congiuntura economica i conti correnti possono svuotarsi. Anche senza fare nulla e senza che ce ne accorgiamo.

Lasciare il proprio denaro su un conto corrente è senza dubbio una scelta responsabile e un’assicurazione nel caso si abbia delle necessità improvvise o semplicemente perché si vuole avere un “gruzzolo” da lasciare ai propri figli o godersi uno stile di vita più alto in pensione.

Attenzione, però, perché è una scelta che va monitorata con attenzione per non avere brutte sorprese e ritrovarsi con meno soldi di quanto si fossi convinto di avere. A lanciare l’allarme è il segretario generale della Fabi (Federazione autonoma bancari italiani) Lando Maria Sileoni.

La tassa occulta che pesa sui conti correnti

Sileoni parla di una vera e propria tassa occulta, lanciando l’allarme e invitando i risparmiatori a tenerla in considerazione. Ha un nome preciso, e si chiama inflazione. Se, infatti, i prezzi dei beni e servizi aumentano eccessivamente nel tempo, i diecimila euro che abbiamo oggi sul conto, dopo cinque anni potrebbero valere molto meno. Semplicemente perché, utilizzandoli, a causa dell’inflazione potremmo permetterci meno beni con la stessa somma di partenza.

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“Sui 1.143 miliardi di euro lasciati dalle famiglie sui conti correnti bancari pesa, di fatto, una tassa occulta di circa 35 miliardi annui, pari al 3,1% di inflazione, il livello registrato a ottobre in Italia, mentre nell’eurozona è al 4,1%, in Germania al 4,6% e negli Stati Uniti al 6,2%”, spiega Sileoni.

Non solo. Un’inflazione fuori controllo ha effetti sui consumi e sui tassi di interesse. Sempre più consumatori sono portati ad acquistare meno beni a causa dei prezzi in rialzo. Mentre gli alti tassi di interesse possono scoraggiare i mutui per l’acquisto di una casa o gli investimenti da parte delle aziende, perché in futuro si dovrà pagare di più proprio a causa dell’aumento dei tassi di interesse.

Come uscire da questa “trappola”

Una situazione che innesca una spirale negativa. Per contrastare l’aumento dei prezzi, l’unico modo è avere una forte crescita del Pil, che migliora le condizioni economiche generali, e un aumento delle retribuzioni che permetta di ammortizzare la crescita dei prezzi.

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Ma la crescita economica è spinta dai consumi e dagli investimenti. Proprio i due ambiti danneggiati dall’inflazione. Per questo Sileoni ha chiesto al governo Draghi di individuare un tetto sui tassi di interesse praticati dalle banche sui prestiti per la casa.

Infine, un’altra soluzione, potrebbe essere quella di ridurre la pressione fiscale, in particolare per i lavoratori giovani, in modo che sia possibile, di fatto, avere una busta paga più alta che non scoraggi il consumo.

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